(di Aldo Baquis)
PIETRO FRENQUELLUCCI: "COLONI.GLI
UOMINI E LE DONNE CHE STANNO CAMBIANDO ISRAELE E CAMBIERANNO IL
MEDIO ORIENTE" (LA CLESSIDRA, 266 PP, 22 euro).
Per quanti possono essere rimasti disorientati dalle mosse del
governo guidato negli ultimi mesi da Benyamin Netanyahu (col
sostegno attivo di due partiti che si richiamano al sionismo
religioso) può essere utile alla comprensione il libro di
Frenquellucci. Seppure uscito nel 2021, il volume, frutto di
interviste approfondite con protagonisti anche di primo piano
degli insediamenti ebraici in Cisgiordania, è attuale per
l'ingresso di loro dirigenti ai vertici di Israele.
Senza 'filtri' nè mediazioni i coloni incontrati dall'autore
(diversi dei quali di origine o di cultura italiana) parlano
delle motivazioni profonde del loro trasferimento nella "terra
dei Padri", ossia le colline della 'Giudea-Samaria' a sud e a
nord di Gerusalemme piuttosto che la fascia costiera di Israele,
della ideologia che li anima, delle difficoltà fisiche con cui
hanno dovuto misurarsi nei primi anni di vita pionieristica. E
anche degli obiettivi che hanno prefisso per se' stessi e per le
generazioni a venire. Sono spesso conversazioni sospese fra un
passato remoto che affonda le radici nelle narrazioni bibliche,
fino ai giorni nostri: con le schermaglie dei primi anni
Settanta con i governi laburisti di Yitzhak Rabin e di Shimon
Peres, e poi fino all'avvento al potere del Likud, il partito
(leader ne è ora Netanyahu) che avrebbe dischiuso per loro
opportunità di colonizzazione.
Nelle interviste Frenquellucci cerca spesso di individuare nuove
situazioni che inducano a sperare in accordi tali da ridurre le
tensioni nella 'Giudea-Samaria', come in ebraico è chiamata la
Cisgiordania. Ma i suoi interlocutori hanno sovente avuto
esperienze personali di attacchi terroristici palestinesi, e non
sono inclini ad illusioni. Anche la esistenza stessa di un
popolo palestinese con cui raggiungere accordi viene a volte
messa da loro in discussione. "All'orizzonte - conclude
Frenquellucci - non sembrano profilarsi scenari in grado di
spingere verso la direzione del superamento della crisi
israelo-palestinese. Rigidità, egoismi, scarsa lungimiranza di
classi politiche e leadership incapaci di uno slancio ideale e
chiuse nella tenaglia dell'autoconservazione, indifferenti ai
veri interessi dei rispettivi popoli, bloccano ogni prospettiva
di progresso". Parole che trovano conferma nelle cronache degli
ultimi mesi.
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