Applausi a La Repubblica delle
Idee, a Napoli, per lo scrittore Antonio Scurati. Quello di oggi
è il primo incontro al quale Scurati prende parte dopo che il
suo monologo sul 25 aprile è stato bloccato dalla Rai; il testo
doveva essere letto dallo stesso scrittore, ieri sera, nel corso
della trasmissione CheSarà su Rai3. Un monologo che oggi Scurati
sta leggendo. "Populismo e fascismo. Mussolini oggi" è il
titolo dell'incontro, nel Cortile d'onore di Palazzo Reale, con
Scurati, il direttore de la Repubblica Maurizio Molinari e
Raffaella Scuderi.
"È duro, faticoso, doloroso, sono un privato cittadino che
legge e scrive libri e all'improvviso per aver fatto lo
scrittore mi ritrovo al centro di una polemica
politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi
personali denigratori che mi dipingono come un profittatore,
quasi come un estorsore", dice lo scrittore.
E torna a parlare della premier Meloni e della scelta di non
definirsi antifascista: "Mi attengo alla superficie visibile
delle cose, non c'è bisogno di dietrologie, leggo la storia di
queste persone, tendo ad adottare come romanziere una
prospettiva storica sugli eventi. Sembra semplicissimo, vediamo
da dove viene, dalla militanza giovanile nel Movimento sociale
italiano fondato da Almirante e Romualdi, i servi degli aguzzini
tedeschi, i massacratori, i fucilatori". E poi aggiunge: "Il
loro motto è sempre stato non rinnegare, non restaurare. Un
motto al quale ancora oggi ci si attiene. Ecco direi che è
così". "Ho scritto 11-12 libri e non c'è mai un riferimento al
fascismo, ho anche altri interessi - dice ancora - sono loro che
non vogliono dire quella parolina e che non vogliono fugare le
ombre e recidere quel legame. Le ombre camminano con loro".
Confessa anche i suoi timori: "Quando un leader politico di
tale carisma, come sicuramente è la presidente del Consiglio
Meloni, che ha un seguito molto vasto, nel cui seguito da
qualche parte là sotto, vista anche la storia politica da cui
proviene, c'è sicuramente qualche individuo non estraneo alla
violenza, probabilmente non molto equilibrato, quando il capo
punta il dito contro il nemico e i giornali, o meglio i
'giornasquadristi' fiancheggiatori del governo ti mettono sulle
prime pagine, con il titolo sotto 'l'uomo di M.', ti disegnano
un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a
quel bersaglio c'è. Succede, è già successo".
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