(di Franco Nicastro)
CIRO DOVIZIO, "L'ALBA
DELL'ANTIMAFIA" (DONZELLI, 211 PP., 28 EURO).
C'era un giornale a Palermo che parlava di mafia quando molti ne
negavano l'esistenza. Anche per questo L'Ora venne riconosciuto
come uno strumento di informazione critica e coraggiosa. Il suo
periodo di maggiore vitalità fu quello della direzione di
Vittorio Nisticò, tra il 1954 e il 1975. Con le sue inchieste,
che anticipavano spesso temi investigativi di rilevante
interesse, L'Ora descrisse e interpretò "L'alba dell'antimafia".
E questo è anche il titolo del saggio di Ciro Dovizio, docente
dell'università di Milano con interessi di ricerca su mafia,
antimafia, giornalismo, intellettuali, politica.
Pur essendo uno dei giornali fiancheggiatori del Pci, L'Ora
non diventò mai un foglio di partito. Mantenne invece una grande
autonomia in linea con l'idea di Nisticò di privilegiare le
tecniche e i valori del giornalismo. Il registro fu quello di un
dialogo con il quale L'Ora, scrive Dovizio, si propose come un
"formidabile luogo di raccolta per il ceto intellettuale e
politico di sinistra" e soprattutto per la cultura che in quelle
pagine ebbe la voce di Leonardo Sciascia, Vincenzo Consolo, Enzo
Sellerio, Michele Perriera e di altri intellettuali e artisti di
forte impegno civile.
Le battaglie contro la mafia rappresentano un aspetto
cruciale della vita del giornale, che da una terra di frontiera
riuscì a mettere la mafia e i suoi legami con il potere politico
al centro del dibattito pubblico nazionale. Pagò per questo un
costo molto alto. Nel 1958 venne piazzata una bomba nella
tipografia del quotidiano che aveva appena promosso la prima
grande inchiesta giornalistica sulla mafia che "dà pane e
morte". Tre suoi giornalisti - Cosimo Cristina, Mauro De Mauro e
Giovanni Spampinato - sono stati uccisi tra il 1960 e il 1972
mentre il potere politico assediava il giornale con denunce
sistematiche di impronta intimidatoria.
Con la sua attenzione verso la mafia e i suoi interessi
(sacco di Palermo, traffico di droga, scambi politico-mafiosi)
il giornale contribuì a dare forza e autorevolezza a una nuova
cultura antimafia. Secondo Dovizio, l'opzione antimafia non solo
diede vita a un originale modello giornalistico ma rientrava
anche nella più ampia prospettiva autonomistica che
caratterizzava in quegli anni la linea del Pci siciliano.
Dovizio evita, come osserva nella prefazione lo storico
Salvatore Lupo, di ripercorrere la storia dell'Ora adottando una
chiave "un po' edificante e un po' apologetica".
Quell'esperienza giornalistica, che si chiuse nel maggio 1992,
viene infatti rivisitata sì in modo partecipe ma anche in chiave
critica. E comunque riconosce alla redazione un impegno umano e
professionale di grande spessore perché quella fu un'esperienza
unica nella storia del giornalismo.
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