TORINO - Si alza il livello dello scontro sulla direzione futura del Salone del Libro di Torino. La decisione dello scrittore Paolo Giordano di non partecipare alla corsa, motivata con ingerenze politiche romane, ha acceso il dibattito politico. In campo il Pd che attacca il centrodestra di voler lottizzare il Salone, mentre il sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, parla di "reazione fuori luogo" di Giordano e nega qualsiasi imposizione di nomi da parte del ministero. Smentisce "ogni tentativo di politicizzazione del Salone" anche il governatore del Piemonte, Alberto Cirio. Non commenta, invece, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
Gli ultimi eventi hanno anche una conseguenza concreta.
Termina la procedura di selezione del direttore del Salone del Libro per il triennio 2024-2026, avviata con l'apertura della manifestazione d'interesse alla quale avevano risposto 53 candidati. Finisce quindi l'attività del Comitato costituito dall'Associazione Torino, La Città del Libro, dalla Fondazione Circolo dei Lettori, dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino. "Si cambia metodo", dice il sindaco di Torino Stefano Lo Russo che conferma la sua disponibilità a individuare "il percorso migliore" con Cirio e con Silvio Viale presidente dell'associazione Torino, La Città del libro, che detiene il marchio commerciale della bookfair. Da Lo Russo arriva anche l'invito a concentrarsi sull'edizione 2023 del Salone.
Un concetto ripreso in serata anche dall'Associazione Torino, Città del Libro che sente la necessità di intervenire per ribadire "con fermezza il carattere pluralista e sempre più internazionale del Salone, manifestazione apprezzata e amata da tutta la comunità del libro e non solo". Viale ricorda che "il Salone è solido e in crescita" e che la squadra deve concentrarsi sull'organizzazione dell'edizione di maggio.
Nessuna indicazione al momento sui tempi della scelta, anche se è probabile che tutto slitti a giugno come i privati hanno proposto subito dopo il passo indietro di Giordano.
Sono molti gli esponenti del Pd che, durante la giornata, intervengono sulla questione Salone del Libro, accusando il governo di pesanti ingerenze. "Il ritiro della candidatura di Paolo Giordano rivela scenari inquietanti. La destra di Meloni vuole riscrivere la storia d'Italia (riabilitando l'Msi) e le scalette di Sanremo. Il governo vuole occupare la Rai e ora anche il Salone di Torino?" afferma il vicesegretario del partito e vicepresidente dei deputati dem, Peppe Provenzano.
Dall'esecutivo l'unico a rispondere è Sgarbi. "Nessuno ha imposto niente. I candidati alla direzione del Salone del Libro, sui quali è andata una maggiore attenzione, avevano posizioni politiche di sinistra senza che fossero indicate come un peccato originale. Anche per questo il ministro ha sempre considerato che il nostro peso non fosse determinante" afferma il sottosegretario.
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