(di Amalia Angotti)
Ormai ci siamo, manca poco davvero.
Giovedì 9 maggio torna il Salone Internazionale del Libro di
Torino, il primo sotto la guida di Annalena Benini. Per lei sono
giorni frenetici: la sua agenda è fitta di riunioni, interviste,
sopralluoghi. "Sarà la festa dell'incontro fisico tra autori e
autrici che vengono da molto lontano, visitatori, relatori.
Considero imprescindibile per la sua riuscita che le persone
siano felici di essere presenti, che sia un Salone vivo, pieno
di gente. Non si può non guardare ai numeri, ma conta anche
l'atmosfera", spiega all'ANSA la direttrice che confessa
sorridendo: "monitoro solo ossessivamente il meteo".
Nessun timore, assicura. "Sono molto tranquilla. Quando
tutto è iniziato, un po' più di un anno fa, mi sentivo come se
mi avessero spedita su Marte. Ora sono serena. E' un posto in
cui mi trovo a mio agio, un lavoro che mi piace tantissimo con
una grande squadra. Sono molto fiera del programma, lo abbiamo
costruito con passione. Tutti vogliono venire al Salone",
racconta.
Non la preoccupano neppure le polemiche che nella passata
edizione hanno turbato in qualche momento la grande
manifestazione. "Siamo pronti a gestire le situazioni che
possono rivelarsi complicate - spiega - lo faremo
tranquillamente. Prevale molto di più la gioia di fare una cosa
bella rispetto alla preoccupazione che succeda qualcosa. Intorno
al Salone non sento malevolenza, sento amore. Il Salone per sua
natura è un luogo sano, di incontro e da sempre fa da cassa di
risonanza alle discussioni, alle idee, ai pensieri. E' giusto e
bello che continui a essere questo. il pluralismo è
imprescindibile, è il luogo della parola. Mi auguro che ci siano
discussioni e incontri costruttivi, in cui idee e pensieri
diversi possano incontrarsi invece che scontrarsi". Non è un
caso che tra i fiori dell'occhiello del suo primo Salone ci sia
l'incontro del 10 maggio con Salman Rushdie: "Ha richiesto un
grande lavoro di mesi. Rushdie si sta riprendendo da un
attentato in un luogo pubblico ed è bello che abbia accettato di
partecipare a un incontro in una sala di 1.200 persone. Mi
sembra che simbolicamente sia il migliore messaggio di
positività contro l'odio e il tentativo di zittire voci
diverse".
In questo anno di lavoro i 'patti' con la politica sono stati
mantenuti. "Non ho avuto pressioni, mai, neanche l'ombra. Comune
di Torino e Regione Piemonte sono stati di parola, così come il
governo. L'indipendenza è fondamentale per costruire cose belle"
assicura la direttrice che avverte: "il Salone è aperto a tutti,
ma la campagna elettorale resta fuori. Siamo stati molto
attenti, abbiamo seguito le regole".
Sarà un Salone in continuità con i sette di Nicola Lagioia o
di rottura? "Non ho mai cercato la rottura, ma porto la mia
personalità, porto anche qualcosa di diverso come è naturale che
sia. C'è un'attenzione al mondo femminile nel pensiero, nella
letteratura, nella scienza e nell'attualità che riguarda il mio
percorso. Il fil rouge di tutta la programmazione del Salone è
la celebrazione di grandi donne del passato, del presente e del
futuro nella letteratura, nella filosofia, nella poesia e
nell'attualità. E' una passione che mi accompagna di tempo". Ma
lei a quali incontri non vorrebbe mancare? "Il programma è
ricchissimo. Sono felicissima che venga la Strout alla cerimonia
inaugurale, ho letto la sua lezione ed è meravigliosa, e non
vedo l'ora di incontrare Gianni Morandi".
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