Il 28 gennaio 2024 moriva Mario Cerne, l'uomo che da suo padre - storico commesso della libreria di Umberto Saba - aveva ereditato i beni di quell'attività commerciale.
A distanza di un anno, sua figlia, Ada, in un'atmosfera affettuosa e pervasa di spirito triestino, con una breve cerimonia non priva di qualche istante di commozione, ha riaperto quella libreria antiquaria, opportunamente restaurata. Stessa proprietà dei locali - la comunità ebraica cittadina - stessa proprietà dei beni - la famiglia Cerne, appunto, oggi alla terza generazione - stesse scaffalature in legno semplice e anche stessa carta da parati, ormai sbiadita e con qualche malinconica chiazza di umidità.
Nuovo è il gestore, Massimo Battista, che ha accolto la sfida commerciale e ha trasformato il luogo in un negozio un po' museo e un po' libreria. E quasi nuovo è il logo: è opera di un noto grafico, Paolo Prossen, e di Viviana Amendola: prende spunto dal precedente simbolo ideato da un altro poeta, Virgilio Giotti; questo è un libro che si sviluppa in un albero dal quale spuntano nuovi germogli. È ispirato ai versi di "Arboscello", il cui incipit fa: "Oggi il tempo è di pioggia"... È l'antro del poeta con l'aggiunta di un tocco di modernità. Nella zona interna della piccola libreria dalle alte pareti lungo le quali si arrampicano scaffalature in legno non pregiato ma solido, fa mostra di sé sotto una teca di vetro Studio, la macchina da scrivere utilizzata da Saba, tirata a lucido; a fianco, sotto un'altra campana un librone del XVIII secolo. Poi, gli oltre 800 volumi del Fondo sabiano con i cartellini "Non in vendita".
"Questa libreria non verrà mai snaturata ma qualcosa di contemporaneo ci vuole - spiega Battista -. Questo posto deve fare un po' meno paura e la gente deve entrarvi con affetto, dunque faremo anche presentazioni". Accanto all'editoria del tempo sono stati sistemati volumi di scrittrici e scrittori, poetesse e poeti contemporanei, locali e internazionali. E internazionale dovrebbe essere anche il calibro di uno scrittore con il quale Ada Cerne - che vive a Londra - è in contatto perché venga a Trieste a presentare il suo ultimo libro. Prescindendo da questo evento, "grosso lavoro sarà portare nuovo pubblico", anticipa Battista. Ma la formula doppia museo-libreria dovrebbe attirare turisti oltre che lettori. Mauro Bordin, presidente del Consiglio Fvg, ricorda "in passato" le "tantissime scolaresche" che ogni giorno venivano in visita. D'altronde, questo è un "polo di cultura dove si è fatta la storia della letteratura", come soprassedere? La riapertura è un piccolo miracolo di avvedutezza commerciale e dell'affettuoso attaccamento ai punti fermi della triestinità: alla morte di Mario Cerne (e anche prima) si temeva che tutto finisse in malora, invece la città nella sua compagine ha reagito e ha voluto che l'antro, sopravvissuto alla morte del poeta, vivesse anche dopo la scomparsa del suo erede. "È un tema focale, non era così scontato - è il commento della vice sindaca, Serena Tonel -, è una restituzione che ci rende orgogliosi e felici, è una parte di storia importante che torna alla città". Un nuovo tassello perché l'amministrazione comunale realizzi il suo sogno: far diventare Trieste Città creativa dell'Unesco. Alla cerimonia erano presenti anche i genitori di Giulio Regeni.
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