GIULIETTA REVEL, LA FANCIULLA DALLE MANI D'ARGENTO (Cairo Editore, pp.220, 16 euro)
La famiglia non come nido d'amore e accoglienza per i suoi piccoli, ma come luogo oscuro di violenza e sopruso: è un racconto duro e commovente di tragedia e rinascita quello che l'attrice Giulietta Revel propone nel suo esordio letterario "La fanciulla dalle mani d'argento" (Cairo Editore), in libreria dal 4 giugno, Giornata mondiale dei bambini vittime di aggressioni. Il romanzo, sospeso tra fantasia e realtà, mette al centro il percorso di crescita e redenzione di quattro donne di tre generazioni diverse - Eleonora e Maddalena, due sorelle vittime di abusi, e Polly e Hildegard, una zia e una nonna che forse non sanno cosa succede - costrette ad attraversare dure prove e lunghi periodi di infelicità prima di ritrovare se stesse. La loro storia si intreccia con quella della protagonista della fiaba raccontata dalla nonna Hildegard, una bambina a cui vengono recise le mani, simbolo di resistenza e capacità femminile di ricostruire laddove c'è solo distruzione e perdita.
L'autrice, attraverso il racconto di un viaggio di rinascita e di ricerca disperata e tenace dell'identità rubata, vuole "aprire il vaso di Pandora delle violenze domestiche", sottolineando la necessità che ci siano "centri di ascolto, comunità di accoglienza, ma soprattutto la certezza che una volta denunciati gli 'orchi' siano messi nelle condizioni di non poter più tornare in famiglia".
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