"Che senso ha cancellare la cultura di un Paese?": nella domanda di Paolo Nori è racchiuso il senso della polemica che vede protagonisti lo scrittore e l'Università Bicocca di Milano, che aveva cancellato un suo corso su Dostoevskji, poi ripristinato dopo le reazioni dei social e del mondo politico. L'autore di 'Sanguina ancora. L'incredibile vita di Fedor M. Dostoevskij' ha letto quasi in lacrime su Instagram una "lettera ricevuta dall'università" con cui "il prorettore alla didattica ha comunicato la decisione, presa con la rettrice, di rimandare il corso su Dostoevskij. Lo scopo è quello di evitare ogni forma di polemica, soprattutto interna, in quanto è un momento di forte tensione". La denuncia di Nori ha infiammato i social e non solo, e poco dopo la Bicocca ha diffuso una nota per ribadire di essere "un ateneo aperto al dialogo e all'ascolto anche in questo periodo molto difficile". L'ateneo ha quindi confermato il corso di Nori, cui varie università avevano già offerto ospitalità, spiegando che "la rettrice incontrerà Paolo Nori la prossima settimana per un momento di riflessione". Da parte sua, lo scrittore - appoggiato dalla sua casa editrice, Mondadori, che ha twittato "Noi non smetteremo mai di leggere e raccontare la letteratura russa" - ha risposto amareggiato di non sapere "se voglio andare in un'Università che ha immaginato che Dostoevskvij sia qualcuno che genera tensione". Nori ha spiegato all'ANSA che "non hanno ritirato subito la cancellazione. Stamattina alle 8 la rettrice mi ha scritto invitandomi a prendere un caffè da lei martedì prossimo e non ha detto che le dispiaceva questa cosa, che ritirava. Lo ha fatto dopo alle 10.30 quando ormai la cosa era esplosa". Sul caso è intervenuta la ministra dell'Università e della Ricerca, Maria Cristina Messa: "Bene che l'Università Milano-Bicocca abbia rivisto la propria decisione - ha detto - È molto importante che si tengano le lezioni di Paolo Nori, con l'appoggio dell'ateneo. Dostoevskij è patrimonio dal valore inestimabile e la cultura resta libero terreno di scambio e arricchimento". Per Nori, al di là del corso universitario, "che è una cosa del tutto secondaria", questo incidente "ha portato alla luce un sentimento invece che mi fa paura, che può diventare pericoloso": "Oggi essere russo - la sua riflessione - è una colpa anche per delle persone che hanno studiato. E non solo essere russo ma anche esserlo stato, il fatto di non voler parlare di Dostoevskij perché provoca imbarazzo e tensione è una cosa stupefacente". Oggi solidarietà a Nori e sconcerto per quanto successo sono stati espressi anche dagli scrittori Valeria Parrella, Andrea Tarabbia, Helena Janeczek, oltre che da politici di vari schieramenti, da Matteo Renzi a Pierluigi Bersani, dal M5S alla Lega, e ancora dal segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, che ha deciso di presentare un'interrogazione parlamentare sull'episodio. Intanto, fa discutere a Genova la decisione del Teatro Govi di Bolzaneto di annullare, come presa di posizione contro il conflitto in Ucraina, un evento per i 200 anni dalla nascita di Dostoevskji previsto nei prossimi giorni. E anche il festival di fotografia europea di Reggio Emilia ha annullato la presenza della Russia come Paese ospite. Tra i fotografi che avrebbero dovuto partecipare, Alexandr Gronskij, arrestato (e poi rilasciato) a Mosca per aver manifestato contro la guerra. E pure la Triennale di Milano ha deciso di ritirare l'invito alla Russia per l'esposizione internazionale in programma dal 20 maggio.
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