ANTONELLO CAPURSO, LA PIUMA DEL
GHETTO. Leone Èfrati, dalla gloria al campo di sterminio
(Gallucci, pp.304, 14.50 euro). Ebreo, marito, padre, campione
di pugilato e partigiano: è stata una vita di coraggio,
generosità e determinazione quella vissuta da Leone Èfrati e
oggi raccontata da Antonello Capurso nel libro "La piuma del
Ghetto", in uscita con Gallucci per il Giorno della Memoria.
Capurso, che ha ricostruito la vicenda di Èfrati in anni di
ricerche documentarie e interviste (e a lui ha dedicato uno
spettacolo teatrale prodotto dalla Fondazione Museo della
Shoah), ne racconta la biografia, svelandone la passione
sportiva e la dedizione alla famiglia. Giovane promessa del
pugilato italiano, Èfrati nel 1938 arrivò a un passo dal titolo
mondiale negli Stati Uniti, ma fu dimenticato in Italia perché
cancellato dagli annuari sportivi fascisti e dai giornali in
quanto ebreo. Deportato ad Auschwitz, dopo essere tornato a Roma
per stare vicino alla famiglia negli anni delle leggi razziali,
fu costretto dagli aguzzini del lager a combattere con pugili
molto più pesanti di lui e fu ucciso per aver cercato di
difendere il fratello. Una storia tragica, chiusa però con un
lampo, seppur troppo tardivo, di giustizia: al processo del 1947
la testimonianza del figlio di Leone, di soli sette anni,
consentì infatti di condannare i cacciatori di ebrei che avevano
fatto arrestare il padre.
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