(di Micol Graziano)
LUCA DONINELLI, 'PANICO' (EDITORIALE
SCIENTIFICA, PP. 184, EURO 15)
Il genere non-fiction ha sempre più seguaci sia tra i lettori
che tra gli autori; esempi illustri sono quelli di Emmanuel
Carrère, e dei premi Nobel Annie Ernaux e Svjatlana Aleksievič.
Nella categoria non-fiction rientra anche il nuovo atteso lavoro
dello scrittore, drammaturgo e critico Luca Doninelli (1956)
all'ANSA ha parlato di Panico, pubblicato da Editoriale
Scientifica nella collana S-Confini, diretta da Fabrizio Coscia;
una collana che vuole dare spazio a una scrittura fuori dagli
schemi, non catalogabile nelle forme della narrativa
tradizionale. Luca Doninelli, come definirebbe Panico? 'Una
serie di racconti con riflessioni. Sono vicende tratte dalla mia
vita reale. Non invento pressoché nulla in questo libro. Provo
anche a raccontare cos'è un attacco di panico a chi non lo ha
mai avuto; non so bene perché succeda, però mi è accaduto e lo
racconto: spiego come mi sentivo io quando avevo attacchi di
panico. All'inizio ero titubante a scrivere di non-fiction,
perché a me piace la fiction. Sono legato alle storie di balene
bianche, ai viaggi all'inferno e al purgatorio. Poi mi è venuta
la chiave: ovvero raccontare episodi che mi sono capitati e che
ho pensato potessero essere interessanti. So che non-fiction è
una parola che significa quasi niente, perché fiction e
non-fiction sono due terreni che si compenetrano. Certamente la
fiction vera e propria è qualcosa che oggi è diventata oggetto
delle serie Netflix, di film Marvel, e queste cose qui'. Cos'è
il panico per lei? 'Il panico è quando uno si trova dentro un
incubo sapendo però di essere sveglio'. Cosa le fa più paura?
'Ognuno ha le sue paure. La paura fondamentale è la paura di non
esistere più. Il terrore della pura inesistenza. Una delle mie
più grandi paure fu quella di non riuscire a respirare'. Perché,
secondo lei, un lettore dovrebbe leggere 'Panico'? 'Perché è un
libro scritto con una certa umiltà, mi sembra di usare bene le
mie doti di scrittore che sono quelle di una certa apparente
semplicità. Perché racconto delle storie curiose. Perché nella
prima parte spiego cos'è un attacco di panico, e cosa si prova
durante un attacco di panico. Perché racconto cosa può succedere
viaggiando in treno. Perché parlo delle avventure di uno
studente fuori sede. Perché racconto cosa vuol dire essere papà
di un figlio che è diventato a sua volta papà. Penso che questi
possano essere racconti utili per chi legge. Credo di avere una
scrittura non particolarmente pesante e quindi leggendo questo
libro uno può anche un po' divertirsi. E poi non lo so perché un
lettore dovrebbe leggere il mio libro... Io credo di essere uno
che scrive bene'. Tra gli aneddoti curiosi presenti tra le
pagine di questo saggio-memoir, c'è quello dell'incontro tra
Doninelli e l'artista tedesco Joseph Beuys; Doninelli si è
imbattuto in Beuys per caso, viaggiando in treno. Luca Doninelli
è allievo dello scrittore, giornalista e critico Giovanni
Testori di cui quest'anno ricorre il centenario della nascita.
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