"Il Tullio e l'eolao più
stranissimo di tutto il Canton Ticino" di Davide Rigiani
(Minimum Fax) è il libro che si è aggiudicato il primo Premio
letterario nazionale opera prima Severino Cesari, edizione 2023.
Oggi a palazzo Graziani a Perugia, si è svolta la cerimonia di
premiazione organizzata nell'ambito delle iniziative di
"UmbriaLibri 365".
Tre i finalisti di questa sesta edizione: oltre al vincitore,
"Tempesta" di Camilla Ghiotto (Salani) e "Azzardo" di Alessandra
Mureddu (Einaudi), secondo ex aequo, scelti dalla giuria
composta da Daria Bignardi, Giancarlo De Cataldo, Giovanni
Dozzini, Luca Gatti, Antonella Lattanzi, Gabriella Mecucci,
Francesca Montesperelli, Giacomo Papi, Michele Rossi e Simona
Vinci (presidente).
Per la Regione Umbria è intervenuto l'assessore Michele
Fioroni. Nel corso della premiazione, Giovanna Giubbini
direttrice della soprintendenza archivistica e bibliografica del
Lazio e dell'Umbria e Maria Natalina Trivisano funzionario della
soprintendenza archivistica e bibliografica del Lazio, hanno
dato notizia del fatto che l'archivio di Severino Cesari è stato
riconosciuto "di interesse storico particolarmente importante"
dalla soprintendenza archivistica del Lazio.
"'Il Tullio e l'eolao più stranissimo di tutto il Canton
Ticino' è la dimostrazione - è detto nella motivazione del
riconoscimento - di come la lingua abbia davvero a che fare con
la creazione e di come a volte le parole abbiamo il potere di
far nascere mondi che prima non c'erano e che, al solo
ascoltarli, ti viene da ridere. Non possiamo dire di più, per
non fare spoiler. Solo che a volte la lingua, come un'allegra
coltura di batteri, è così viva che fa germinare storie
dappertutto. Perfino nella Svizzera Italiana".
"Un romanzo - si legge invece, fra l'altro, nella motivazione
del premio a Tempesta - è prima di tutto la lingua in cui è
scritto, e Tempesta è scritto bene. A tratti molto, molto bene",
"Tempesta è un buon romanzo, e mentre il mondo brucia ci aiuta a
immaginare un mondo che smetterà di bruciare".
Azzardo, secondo premio ex aequo, è, per la giuria, "un'opera
così riuscita e matura sia nella lingua che nella struttura che
ci auguriamo di leggere presto nuovi lavori della sua autrice".
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