"È un momento bellissimo per il
poeta. La verità era un debito collettivo nei confronti di
Neruda, un dovere. Ma non riguarda solo lui. Rende ancora più
chiara l'enormità dei crimini e delle violazioni dei diritti
umani commessi dalla dittatura in Cile". Lo dice Roberto
Ippolito, autore di 'Delitto Neruda' (Chiarelettere) dopo i
risultati delle analisi del Panel internazionale di esperti,
anticipati dal nipote del poeta Rodolfo Reyes, irriducibile con
l'avvocato Elisabeth Flores nella ricerca della verità. Ora la
parola passa alla magistratura per la sentenza sul decesso,
avvenuto dodici giorni dopo il golpe.
"Gli esami scientifici finali dicono quello che era evidente:
la morte di Pablo Neruda è un omicidio. Il mio libro 'Delitto
Neruda', edito da Chiarelettere, vive una grande emozione per la
conferma, tre anni dopo la pubblicazione, della falsità della
causa di morte attribuita dalla versione ufficiale al cancro
alla prostata. Tutti i fatti ricostruiti mi hanno imposto alla
fine della mia inchiesta di decidere il titolo così secco e il
sottotitolo 'Il poeta Premio Nobel ucciso dal golpe di
Pinochet'" sottolinea Ippolito.
"Pablo Neruda, poeta immortale, sta dunque per ottenere la
giustizia terrena. La sua ultima battaglia sulla sua stessa fine
è stata piena di ostacoli, infinita. Adesso, sepolto davanti
alle onde di Isla Negra, lui può guardare l'infinito dell'Oceano
con un sorriso sereno" sottolinea l'autore di 'Delitto Neruda'
in una nota.
"'Qui c'è una sola cosa pericolosa per voi. La poesia!' disse
Neruda all'ufficiale durante l'imponente perquisizione a Isla
Negra tre giorni dopo il colpo di stato del 1973 in Cile. In
effetti la poesia è stata pericolosa per il regime: ma la poesia
trionfa. Sconfigge la dittatura di Pinochet e tutti i
sostenitori dell'autoritarismo" afferma Ippolito.
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