Joan Baez celebra 80 anni imboccando con decisione la sua seconda carriera: dalla musica alla pittura. La regina del folk e della canzone di protesta sarà la protagonista virtuale di un ricevimento in onore della mostra "Mischief Makers 2", aperta dal 6 gennaio al 14 febbraio in una galleria di Mill Valley in California.
Tanti ritratti di personaggi iconici al lavoro per fare del mondo un posto migliore: tra questi la vicepresidente eletta Kamala Harris, l'epidemiologo Anthony Fauci, ma anche l'attivista contro il climate change Greta Thunberg, la cantante Patti Smith e il campione di football e attivista BLM Colin Kaepernick. Ballate folk e spirito popolare, diritti civili e condanna per ogni forma di discriminazione: in più di mezzo secolo di musica e militanza la Baez, tra i fondatori della sezione americana di Amnesty International, ha cantato tutto questo, divenendo non solo la voce femminile più celebre e impegnata degli anni '60, ma anche il simbolo di un momento storico.
Padre di origine messicana, fisico e professore al MIT, madre scozzese, Joan aveva mosso i primi passi in musica alla fine degli anni '50 ad Harvard Square. La prima a registrare canzoni di Bob Dylan, che aveva preso sotto la sua protezione e con cui aveva avuto una tormentata relazione sentimentale, Joan ha prestato la voce a brani iconici che hanno accompagnato le proteste contro il razzismo e la guerra del Vietnam. Una sua versione di "We Shall Overcome" alla marcia del 1963 a Washington in cui Martin Luther King pronunciò il discoro "I Have a Dream" è rimasta da allora associata a quella canzone. Nel 1972, a Hanoi con una delegazione di pacifisti, rimase coinvolta nel "bombardamento di Natale" che per undici giorni tenne in ostaggio la capitale del Nord: a ricordo di quell'esperienza la traccia che dà il titolo all'album del 1973 "Where Are You Now, My Son?" è un brano di 23 minuti punteggiato dai rumori delle esplosioni registrati da lei nel bunker del Metropole Hotel. Più di recente la Baez ha sostenuto le proteste contro l'invasione dell'Iraq, è salita sul palco con Nelson Mandela all'Hyde Park di Londra mentre il mondo ne festeggiava il 90/o compleanno, ha lottato contro la costruzione in Dakota dell'oleodotto nella riserva Sioux di Standing Rock.
Due anni fa l'annuncio dell'addio alla vita "on the road" con un ultimo album, "Whistle Down the Wind" e un una tournée internazionale intitolata "Fare thee Well" come nella ballata irlandese interpretata tra gli altri da Dylan, Pete Seeger e dai Grateful Dead. L'ultimo tour "formale", con una tappa a Roma nell'agosto 2018, aveva lasciato aperta la possibilità di apparizioni occasionali e infatti, in piena pandemia, Joan aveva dedicato all'Italia la sua versione di "Un Mondo d'Amore" di Gianni Morandi, individuando nel paese investito dalla furia del Covid "una fonte di ispirazione per tutto il mondo".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA