(di Elisabetta Stefanelli)
Prima gli archi, bassi profondi, per l'Incompiuta di Schubert con tutta la sua struggente malinconia, poi nella seconda parte una sinfonia che trasmette tutta l'angoscia delle vite spezzate e la violenza, con il tamburo, i fiati a volte così simili alle mitragliatrici nella Sinfonia n.
9 di Schuman, eseguita per la prima volta in Italia. Nel giorno dell'ottantesimo anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, nella domenica delle Palme, con il mondo in una spirale di violenza e il giorno dopo della morte dell'amico Maurizio Pollini, il maestro Riccardo Muti sale sul palco della sala Santa Cecilia dell'Auditorium Parco della musica con un grande carico di emozione. Davanti a lui i giovani dell'Orchestra Cherubini, a cui si uniscono gli strumentisti della Banda dell'Arma dei Carabinieri, che non perdono l'entusiasmo e lo risollevano in un giorno buio.
''La Sinfonia n.9 di William Schuman esprime uno stato d'animo drammatico per una tragedia terrificante, incomprensibile a mente d'uomo'', dice Riccardo Muti in una pausa delle prove. ''Nelle varie celebrazioni e ricordi che dell'eccidio abbiamo negli anni fatto - aggiunge Muti - non ne diminuisce il significato ma in qualche modo la tensione si allenta. Quando però ero a Chicago ed ho ricevuto questa partitura, scritta dal premio Pulitzer per la musica, ho sentito tutta la ribellione per tale crudeltà e subito l'ho voluta eseguire''. Era il 2019 e in occasione del 75mo anniversario dell'eccidio Muti diresse la Chicago Symphony Orchestra nella Sinfonia n.9 di William Schuman, che oggi arriva per la prima volta in Italia. ''Il titolo è in italiano, 'Fosse Ardeatine' perchè non poteva tradurlo, è impossibile tradurre il significato di 'fossa', non ha lo stesso impatto. A Chicago ebbe un grande successo, e mi scrisse il presidente della Repubblica'', racconta il maestro. La sinfonia era stata realizzata alla fine degli anni '60 quando Schuman, che era di famiglia ebraica, visitò il memoriale e ne rimase impressionato.
''Bisogna venire a patti con il passato per costruire il futuro - disse il compositore in proposito - ma in quest'opera sono nemico dell'oblio''. ''Perchè non venne mai eseguita prima? Schuman era fuori dalle tendenze parapolitiche della musica, era un'artista che scriveva per necessità interna'', dice Muti. ''E' un pezzo estremamente emotivo con momenti forti come gli archi alla fine, gli strumenti che disturbano, il dolore muto che affiora, e il finale in cui compare la campana, che non è quella dantesca, non squilla da lontano, è violenta e sembra che muoia l'umanità nel terremoto finale''. Non si nasconde il maestro le terribili assonanze con l'oggi: ''questa musica ripercorre una tragedia che si sta ripetendo nuovamente, in modo violento, imprevisto. In un modo che non oso dipingere. I giovani, questi che sono qui, dell'orchestra Cherubini, sono una speranza. Si sente, e loro lo sentono, nei suoni quello che il compositore ha voluto dire per il futuro''. Un monito in una giornata poi resa buia per il maestro Muti dalla morte di Maurizio Pollini. ''Ho visto quella foto bellissima che avevamo fatto insieme, in cui lo accompagno fuori dal palco'', racconta mentre ricorda il loro primo concerto insieme ''nel 1972, alla Filarmonica di Berlino'', e l'ultimo al Ravenna festival nel 2019', dice commosso. ''Era una persona che ha dedicato la vita alla musica in modo sublime''. Qualcosa di sospeso, come L'incompiuta di Schubert che ha scelto per aprire il concerto. ''Ho pensato che era perfetta, è una preghiera laica, piena di una lucida malinconia che si incastra benissimo con la sofferenza del tumulto tragico delle Fosse Ardeatine''.
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