È una Pace con l'iniziale maiuscola quella a cui pensa Vincenzo Incenzo, celebre autore di canzoni per nomi di primo piano della musica italiana, che venerdì 15 novembre pubblica il suo quinto album da cantautore in cinque anni, intitolato '#PACE'. Lui lo definisce "il giardinetto da cantautore che mi sono ritagliato", ma lo spazio che Incenzo dedica alle parole scritte per se stesso fa pensare a un parco di piante fiorite che si fanno spazio nelle spaccature della roccia. "Dovendo pensare alla parola più bella e più urgente - ha raccontato Incenzo, autore, tra gli altri, di capolavori cantati da Renato Zero, Sergio Endrigo, Lucio Dalla, solo per citarne alcuni - ho pensato a pace. Un termine talmente depotenziato dalle varie propagande di turno e dalla comunicazione svilente, al quale è fondamentale restituire la giusta dimensione. La guerra, prima di eliminarla dai nostri confini geografici, va eliminata dalla testa".
Ci sono i conflitti, tra le parole e la musica di #PACE, che però non sono solo bellici ma abbracciano l'universale come il personale e arrivano fino alla quotidianità delle piccole, ma immense, cose comuni. Non è la pace per ottenere la quale si fa la guerra. "Anche se in questo disco ci sono temi dolenti - ha spiegato l'autore e anche la voce delle nuove 'Rimanere', 'La bellezza', 'Bene così' e le altre in scaletta nell'album - c'è sempre questa parola che indica una luce o suggerisce dove individuarla. L'hashtag è un tentativo quasi infantile di conferire alla parola stessa la massima veicolabilità, come se il simbolo # potesse servire a condividerla nel modo più trasversale possibile". Sono un continuo rincorrersi di contrasti, le canzoni che Vincenzo Incenzo ha raccolto nell'album prodotto da Jurji Ricotti e che vede la collaborazione di musicisti di peso, tra i quali anche i Grammy Winners Alfredo Paixao e Daniele Bonaviri ma anche Fabio Liberatori, Mario Guarini e molti altri.
"Buio e luce - ha detto ancora Incenzo - vivono l'uno in relazione all'altro e sono un dialogo continuo anche con me stesso. Il senso di smarrimento che racconto in 'Ti Perdi' è proprio la narrazione di questo conflitto continuo. Vanno raccontati entrambi, per dare peso al miracolo dell'ordinario, delle cose belle, anche minime, che spesso non vediamo". "Quando scrivo per me stesso - ha commentato l'autore e cantautore - non ho nessun tipo di filtro e mi permetto di essere più coraggioso. Quando scrivo per altri c'è un confronto con l'identità dell'artista, della quale tenere conto. Spesso l'artista non vuole esporsi tantissimo e dividere il pubblico e si mantiene in una dimensione di galleggiamento tra le parti. Da cantautore non ho nessuna ansia da prestazione". A guidare la ricerca, tra testi da scrivere e vita quotidiana, anche le tracce dettate dalla teoria gandhiana della 'resistenza passiva' o meglio ancora della 'insistenza per la verità'. "Sono affascinato da sempre dal concetto di resistenza passiva, oggi l'unica soluzione. Non vedo nel dibattito politico una possibilità. Di cosa si vuole parlare se ancora si utilizzano definizioni come 'guerra giusta'? Non ci si può basare su modi di argomentare che certa politica ha legittimato. La marcia del sale di Gandhi è più importante del comizio del premier di turno".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA