"Dovremmo smetterla con questo
dibattito da strada sul 41 bis, distinguendo compiti e
responsabilità tra politica e magistratura, e ragionando sulle
conseguenze sistemiche delle scelte su singole vicende come il
caso Cospito". Così alla Stampa il pm antimafia Sebastiano
Ardita, per anni al Dap, che non è sorpreso dalla decisione
della Cassazione su Cospito: "Era chiamata a pronunciarsi sulla
legittimità del provvedimento su Cospito. E il provvedimento è
legittimo".
A suo avviso la dimensione centrale del problema è piuttosto
"la questione di opportunità, ovvero la valutazione
discrezionale sull'utilizzo dello strumento del 41 bis nel caso
concreto. Una valutazione che non può essere né scaricata, né
rivendicata dalla magistratura" e che appartiene "al ministro.
La legge attribuisce solo a lui il potere di disporre il 41 bis.
La magistratura può solo sindacarne l'eventuale illegittimità,
non l'inopportunità. Se fossi stato il pm del processo in cui
Cospito è imputato per strage, avrei espresso parere favorevole
alla misura. Se fossi stato al Dap, avrei ragionato
diversamente". Nordio sarebbe potuto giungere a conclusioni
diverse dalla linea dura? "Non credo. Il suo predecessore ha
ritenuto di applicare il 41 bis a Cospito. Come avrebbe potuto
non confermarlo?".
Se la sua salute peggiorasse? "E' difficile riannodare i fili
dopo averli srotolati. Bisognava pensarci prima. Se non fosse
stato dato il 41 bis a Cospito se ne sarebbe accorto qualcuno?
Conviene sovraesporre uno strumento così strategico nella lotta
alle mafie per un detenuto di questo tipo?". Il regime, per il
magistrato, è stato "svuotato di senso. Con le celle aperte e la
riduzione dei controlli, di fatto è bassa sicurezza e i pm
chiedono 41 bis anche a chi non ne avrebbe bisogno". Per cui "il
41bis sta già saltando. La spia è il numero di detenuti al 41
bis. Oltre 700: troppi. Il numero fisiologico sarebbe intorno a
500".
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