"L'idea dalla quale siamo partiti è
stata quella di guardare ad Arpagone da una visione
contemporanea. Nella commedia di Molière i figli sono legati al
padre dal denaro, lo usano per i loro divertimenti, per quello
che oggi è il consumismo. In questa ottica, Arpagone che bada
ai soldi, a non sperperare, può essere visto in maniera
positiva". Ugo Dighero parla della commedia 'L'avaro' di Molière
che domani sera, 14 novembre, debutterà in prima nazionale al
teatro Modena, in una produzione del Teatro Nazionale di Genova
con il Teatro Stabile di Bolzano, il Centro teatrale Bresciano e
"Artisti Associati Gorizia". L'adattamento e la traduzione sono
di Letizia Russo, mentre Luigi Saravo ha firmato la regia. Con
Dighero recitano la moglie Mariangeles Torrers, Fabio Barone,
Stefano Dilauro, Cristian Giammarini, Paolo Li Volsi, Elisabetta
Mazzullo, Rebecca Redaelli e lo stesso Luigi Saravo. "E' un
debutto, una prima nazionale - dice Dighero - e per me è la
prima volta che vesto i panni di questo personaggio di Molière".
Dighero è reduce dal successo televisivo di "Blanca", nel quale
recita la parte del padre della protagonista, la consulente
della polizia, non vedente, interpretata da Maria Chiara
Giannetta: "Non ho ancora avuto alcuna notizia ufficiale sulla
eventuale terza serie. Aspetto con ansia. E' stata una
bellissima esperienza con un cast affiatato ed eccellente. Maria
Grazia Giannetta è una straordinaria attrice ma anche una donna
splendida, comunicativa. In più sono contento perchè in questa
seconda serie è stata valorizzata in maniera particolare Genova.
Viviamo in una città meravigliosa che ha tutto per essere un set
e sul piano logistico si trova qualsiasi soluzione senza dover
fare chilometri". Figlio di un attore dialettale, formato alla
Scuola di recitazione dello Stabile genovese, Dighero si è
sempre diviso fra il settore tragico e quello comico: "Ho
iniziato nel '79 facendo molto teatro e interpretando ruoli
assai differenti. Poi con la fondazione del gruppo Broncovitz
(insieme a Maurizio Crozza, ndr) e con "Mai dire gol" mi sono
orientato verso il comico, facendo tesoro delle esperienze
precedenti e senza dimenticare mai il teatro drammatico".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA