Roberto Bolle piace anche quando
interpreta un resistente/terrorista ceceno che combatte i russi
e costringe la nipote, a suon di violenze, segregazione e
droghe, a mettersi una cintura esplosiva per fare un attentato a
Parigi.
Nella parte dell'impietoso Kamzan, ha infatti conquistato il
pubblico della Scala nella prima rappresentazione di Madina,
lavoro con musiche originali di Fabio Vacchi, coreografia di
Mauro Bigonzetti e libretto di Emmanuelle de Villepin tratto dal
suo romanzo 'La ragazza che non voleva morire'. Lavoro, non
balletto, perché questo spettacolo andato in scena per la prima
volta nel settembre 2021 quando ancora nei teatri c'era capienza
ridotta per il Covid, unisce opera lirica, danza e prosa.
Un complesso meccanismo forse a volte troppo complesso, con
la voce narrante di Francesco Arigò, il tenore Paolo Antognetti
e il mezzosoprano Anna-Doris Capitelli, i cori (diretti da
Alberto Malazzi) a fare da didascalia alla coreografia di
Bigonzetti.
Madina (l'elastica Antonella Albano) vuole vivere e infatti
si toglie la cintura esplosiva perché non vuole morire e non
vuole uccidere, ma l'artificiere chiamato a disinnescarla resta
ucciso e lei viene processata. Lei, che ha visto lo stupro della
sua migliore amica poi uccisa dai russi, che è stata a sua volta
stuprata, che ha subito il volere di Kamzan con cui è
protagonista di un violento duetto. Invano il padre di Kamzan,
Sultan (Gabriele Corrado), cerca di fermarlo. E invano Olga
(Alessandra Vassallo) e il giornalista Louis (Gioacchino
Starace) cercano di difendere al processo la ragazza che viene
condannata a venti anni di carcere.
Per tutto il cast applausi, così come per il direttore
Michele Gamba.
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