Intima, sofferente. La semplicità potente del movimento. È stata di grande impatto emotivo "Sister or He Buried the Body" prima italiana con cui si è ufficialmente aperta la Biennale di danza a Venezia. A inaugurare la 18/ma edizione del Festival di danza contemporanea il suo Leone d'argento, Trajal Harrell, classe '73, tra gli artisti più richiesti della sua generazione nel panorama contemporaneo.
Appena quaranta spettatori nella sala d'armi dell'Arsenale, seduti a terra su cuscino o su cubi, per la performance installazione del danzatore e coreografo americano. Lui, la sua anima e la sua intimità, aperti al pubblico. Movimenti in crescendo su una semplice stuoia di erba intrecciata. Un assolo eseguito da Harrell stesso, in un contesto ravvicinato che ha amplificato la già forte potenza espressiva. Su colonna sonora che Harrell ha adattato al momento, scorrendola da uno smartphone, tra brani di Bobby McFerrin, Joni Mitchell, Everything but the girl, Lil Green, Infamous Zol, Sade.
L'artista affonda in una delle funzioni primordiali della danza.
L'urgenza di comunicare. Sofferenza. O anche i "se" della vita.
Venticinque minuti di tensione interna, e di catarsi.
Sul "what if" è costruita la performance di Harrell, oggi due repliche e domani altre due. Il coreografo indaga uno dei padri fondatori della danza Butō, Tatsumi Hijikata, alla ricerca di un legame con Kathrine Dunham, antropologa e coreografa afroamericana che pare condivise lo studio di Hijikata a Tokyo.
In chiusura della Biennale, il 2 e 3 agosto porterà invece un altro lavoro, diverso, con la sua compagnia. Si tratta di "Tambourines", 80 minuti, ispirato dal romanzo 'La lettera scarlatta' di Nathaniel Hawthorne. Con lui in scena anche New Kyd, Perle Palombe, Songhay Toldon, Ondrej Vidlar, Vânia Doutel Vaz. Una dedica a tutte le donne che in passato non hanno potuto decidere del proprio corpo. Uno spunto interessante che condivide l'urgenza dell'attualità. In tre atti riscrive la storia di Hester Prynne, condannata nel romanzo a indossare la lettera scarlatta (la A di adulterio), per aver avuto una bambina fuori dal vincolo matrimoniale, immaginando un finale alternativo. E se... anche in questo caso, torna il motivo del "what if".
Wayne McGregor, direttore artistico del settore danza della Biennale, aveva gia invitato Trajal Harrel due anni fa con Maggie the Cat, lavoro che prendeva spunto dal testo di Tennessee Williams per interrogarsi su potere, gender, intolleranza, inclusione. Sir McGregor definisce il coreografo "unico". Quest'anno la Biennale gli ha attribuito il Leone d'Argento, con la cerimonia in programma domenica 21 luglio in Ca' Giustinian.
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