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A Giffoni Fresi e il mito di Senna, che si rialzava e vinceva

A Giffoni Fresi e il mito di Senna, che si rialzava e vinceva

Monologo dedicato al grande campione scomparso 30 anni fa

GIFFONI VALLE PIANA, 23 luglio 2024, 19:37

Redazione ANSA

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"La sconfitta aveva su Ayrton un effetto taumaturgico. Le vittorie sono nate sempre dopo sconfitte e ingiustizie crudeli, un'umiliazione crudele.
    Era questo che rendeva Senna il migliore". Stefano Fresi commuove i ragazzi del Giffoni Film Festival parlando di "Io e Ayrton", monologo dedicato al grande campione scomparso esattamente 30 anni fa.
    "E ' stato il più grande di tutti non per le sue epiche vittorie ma per le sue epocali sconfitte. Vederlo rialzare da clamorose cadute mi hanno emozionato fin da bambino. Non importa quanto fossero dure le prove alle quali lo sottoponeva la vita" dice.
    Fresi durante "La notte di Ayrton", un evento che si è tenuto alla vigilia del 30/o anniversario della morte di uno dei più grandi piloti di Formula 1 di tutti i tempi, nell'Autodromo di Enzo e Dino Ferrari di Imola trasformatosi in quella occasione in un set a cielo aperto, ha apparentemente fermato il tempo, lo ha riattualizzato attraverso un racconto emozionante.
    L'attore racconta a Giffoni Film Festival i momenti che hanno preceduto quel momento: prima di calarsi nel monologo "Io e Ayrton" e di recitarlo da fuoriclasse proprio lì per la prima volta, ha dovuto entrare in quelle righe, in quel copione, in quella storia. Lo dice ai ragazzi di Giffoni: "È un racconto di identificazione e ispirazione. Per il ragazzo che si si ispira al campione. Affronta sconfitte pesantissime ma ogni volta si è rialzato. La soddisfazione dopo aver letto la prima volta tutto il lavoro è stata grandissimo. Ero con mia moglie in cucina e siamo scoppiati a piangere appoggiando la testa sul tavolo. Mia moglie ha curato la musica".
    Scritto dal regista e scrittore Giorgio J. Squarcia, il monologo è una storia di redenzione ma anche di motivazione, che attraversa un periodo molto lungo, il decennio 1984-1994, dalla prima all'ultima gara in Formula 1 del pilota brasiliano. È il percorso parallelo di Senna con quello di un giovanissimo ragazzo italiano, il narratore. Il primo alle prese con gli ostacoli delle gare, l'altro con i problemi di una vita difficile. La sconfitta è elemento molto importante della vita di Senna. Il ragazzo protagonista è un po' sfortunato ma poi lo vede in tv e lo elegge a proprio supereroe. "Mi ha salvato la vita", dice il giovane. Il compito di Senna probabilmente è stato anche quello di salvare vite. Se un ragazzino ha la possibilità di leggere sceneggiature che Senna inconsapevolmente lasciava attraverso i suoi ritorni eterni, vuol dire che il messaggio è forte. Un ragazzo di soli 13 anni dal destino apparentemente segnato, guarda Senna e resta folgorato.
    Osservando le gesta del campione, trova sia la forza per superare le difficoltà che il coraggio di non arrendersi mai.
    "Senna non voleva morire, in quella curva maledetta, ma voleva vincere e ha spinto forte come sempre", chiude Fresi tra gli applausi e la commozione dei ragazzi.
   

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