Le sue proposte
coreografiche spesso passano attraverso la ripetizione dei gesti
e la modulazione dei corpi, fino a incrinare la superficie delle
cose: è la danza di Catherine Gaudet, coreografa franco-canadese
che il 4 ottobre alle 20 al Teatro Cavallerizza di Reggio Emilia
presenta per il Festival Aperto la prima italiana di The Pretty
Things. Si tratta di un pezzo per cinque danzatori i cui corpi
si muovono al ritmo del metronomo, in una partitura coreografica
dai movimenti semplici e meccanici, che richiede un rigore
ineccepibile e che si annuncia ipnotica, una danza atletica e di
resistenza, che affascina e destabilizza allo stesso tempo.
"Una musica che è ritmo: - spiega Gaudet - voci femminili
delicate, elaborate sinteticamente, che respirano battiti, e
creano un'ossatura forte, un regime musicalmente regolato". Un
lavoro che viene presentato come la maturazione del linguaggio
artistico della coreografa, una "ricerca sotto il corpo dove i
desideri possono rinascere sotto il peso della costrizione", che
mette a nudo le contraddizioni del nostro tempo.
Catherine Gaudet, che ha ricevuto il Grand Prix de la danse
de Montréal, parla un linguaggio coreografico assolutamente
disarmante: i suoi pezzi hanno una fisicità schietta che
permette di guardare in profondità nella psiche e nell'animo
umano. The Pretty Things è un lavoro sulla comunità e allo
stesso tempo un posizionamento critico degli ideali di
coesistenza sociale.
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