La parola chiave è VOD (Video on
demand), ma ormai l'acronimo non basta più. Per delineare le
tendenze del mercato televisivo serve il prefisso: SVOD, TVOD,
PVOD E BVOD, AVOD. Dalla formula con la sottoscrizione di un
abbonamento (Subscription VOD) a quella con acquisto singolo
(Transactional VOD), dalla vendita di contenuti speciali
(Premium VOD) alle piattaforme delle emittenti televisive
tradizionali (Broadcaster VOD), fino alle offerte gratuite con
pubblicità (Advertising VOD).
Quale che sia la modalità, l'on demand fa ormai la parte del
leone nel mercato e la pandemia non ha fatto altro che
accelerarne la crescita, grazie all'uscita di film direttamente
sullo schermo di casa, al traino delle serie, ma anche
all'intrattenimento e allo sport. Un'esplosione di contenuti che
spesso disorienta lo spettatore e spinge sempre più alle
aggregazioni commerciali e a creare piattaforme semplici e
intuitive.
Siccome il mercato europeo segue spesso le orme di quello
americano, la tendenza attuale è la crescita dei servizi on
demand con pubblicità, già affermati Oltreoceano. In Italia
oltre a YouTube si è vista, ad esempio, la discesa in campo di
Chili e dal 28 ottobre di Pluto TV di Viacom. Negli ultimi
tempi, i servizi video finanziati dalla pubblicità - si legge
nel XIX Rapporto Annuale di ITMedia Consulting, Turning Digital
- The Game Changer - hanno iniziato a trovare il loro pubblico
in Europa e competono sempre più per i budget pubblicitari,
mantenendo la promessa di sfruttare i dati degli utenti per un
targeting migliore e un'offerta più personalizzata, motivo
fondamentale per cui il mercato si sta spostando rapidamente
verso i servizi online. La stima dei ricavi totali del settore
AVOD in Europa occidentale nel 2020 è pari a 4.945 milioni di
euro, cioè circa il 16% della pubblicità televisiva nel 2020,
ancora una fonte di ricavi secondaria.
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