Un look che rendeva omaggio insieme
al maschile e al femminile, alla libertà di essere stessi,
all'orgoglio della propria identità. È stata la creazione per la
finale della terza edizione di Drag Race Italia, che ha
contribuito a portare alla vittoria Lina Galore, che 'out of
drag' è Giovanni Montuori, 34enne di Avellino, di base a Milano
da quando aveva 18 anni, laureato alla Bocconi in giurisprudenza
("avevo capito comunque che non sarebbe stata la mia strada"),
consulente di strategie di comunicazione e produttore digitale.
"Credo molto nel potere sociale della performance drag,
dell'arte drag in generale" spiega all'ANSA Montuori,
commentando la vittoria nel talent reality (versione italiana
del programma iconico, vincitore di 27 Emmy, creato da Ru Paul)
che dopo le prime due edizioni su Discovery è arrivato per la
terza su Paramount+.
L'episodio finale dello show, condotto da Priscilla, con in
giuria Chiara Francini, Paola Iezzi e Paolo Camilli (più i
giudici ospiti di puntata, da Tiziano Ferro a Alessandra
Mastronardi, nell'ultima c'è stata Melissa Satta), è già su
Paramount+ in Italia e su WOW Presents Plus in tutto il resto
del mondo. "Nell'ultimo look volevo lanciare un messaggio, uno
scardinamento di qualsiasi giudizio e pregiudizio legato al
concetto di genere. È un argomento che ha trattato più volte in
questa stagione anche Melissa Bianchini" prima drag queen
transgender concorrente a Drag Race Italia (prodotto da
Ballandi, con Fenton Bailey, Randy Barbato, Tom Campbell e
RuPaul Charles da produttori esecutivi), arrivata alla finale,
insieme a La Sheeva e Silvana della Magliana. Per Lina Galore,
Montuori ha avuto tra le fonti d'ispirazione le pin-up anni '50
e l'immaginario delle cattive Disney. "Trovo l'arte drag
estremamente nobile - aggiunge -. Indossare abiti non sempre
riconducibili al proprio genere d'appartenenza è un atto di
rivoluzione soprattutto nella società di oggi. In Italia ca va
sans dire, visto come siamo messi in termini di predisposizione
della politica rispetto alla sola esistenza della comunità
lgbtqia+, ma stiamo vedendo che anche in America il drag oggi
viene quasi criminalizzato".
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