"Se ho qualcosa da chiarire, io lo
faccio di persona. Non è un reato, no?". Lo ha detto il premier
albanese Edi Rama, replicando alle accuse di ingerenza sulla Rai
per aver chiamato il dirigente della tv pubblica Paolo Corsini.
Al centro, l'inchiesta di Report sull'accordo per i migranti tra
Italia e Albania andata in onda domenica. "L'Albania e le
persone infangate sono un danno collaterale di un bombardamento
a tappeto sul governo Meloni e sulla premier in particolare",
sostiene Rama intervistato da La Stampa.
"È stato un servizio di parte e questo ci poteva anche stare,
essere di parte non è reato, può far parte del gioco. Ma
aggredire con il fango è cosa completamente diversa, rende il
gioco perverso - ha detto Rama - Nei tempi in cui viviamo,
questo gioco diventa sempre più frequente e le mezze verità, che
sono anche le più grandi menzogne, diventano sempre più verità
alternative. Comunque, non avrei utilizzato la parola 'schifoso'
se non avessi, carte in mano, la prova della malafede e della
natura menzognera di quel servizio".
Il premier albanese replica anche alle polemiche sulle
chiamate al dirigente della tv pubblica di un altro Stato: "Che
cosa volevo e potevo controllare io dopo che il servizio era
stato trasmesso? E chi ha detto che mi sono lamentato? È un
reato parlarsi quando ci sono cose da chiarire? Con chi potevo
chiarire, se non con il direttore Approfondimento del Servizio
pubblico di un altro Paese, dopo che il mio Paese è stato
aggredito senza contraddittorio? Forse dovevo accettare menzogne
spaventose, come il fatto che avremmo rifiutato di rispondere al
giornalista? Non mi son lamentato, io non mi lamento mai. Ho
solo fatto presente al direttore una verità documentata e
falsata da programmi della sua rete".
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