E' stata la Cris anoressica di Braccialetti Rossi, un ruolo e una serie tv di quelle che segnano per sempre e non solo perchè ti rendono popolare, è stata Benedetta di Questo nostro amore con Neri Marcorè, e poi ancora Bianca de' Medici nel kolossal sui signori di Firenze, Rebecca in Noi accanto a Lino Guanciale e Lidia carabiniere in Black Out. Aurora Ruffino è uno dei volti noti della fiction italiana Rai dopo l'esordio giovanissima nella Solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo nel 2010 e la decisione di studiare recitazione e diplomarsi al Centro Sperimentale di Cinematografia per fare sul serio. "Tante donne, tutte diverse, tanti bei ritratti cui mi piace aggiungere l'ultimo, Maria Josè del Belgio della Lunga Notte - la Caduta del duce Alessio Boni e un bellissimo cast, diretta da Giacomo Campiotti con cui avevo girato ormai anni fa Bianca come il latte, rossa come il sangue e poi Braccialetti Rossi. Speriamo di andare avanti per la seconda stagione. Poi ci sarà un Black Out 2, mentre ho appena fatto una esperienza internazionale sfidante, girando da protagonista una coproduzione europea in Estonia, un period crime dal titolo provvisorio Detective Von Fock", racconta Ruffino in una intervista all'ANSA. Madrina del Festival del cinema di Tavolara 2024, dove è accompagnata dal fidanzato attore anche lui, l'inglese Jacob Fortune-Lloyd, visto in La regina degli scacchi, Bodies e nella saga dei Tre Moschettieri.
"Mi piace il fatto di essere me stessa, presentare le serate con Neri Marcorè, porre domande agli attori, è la mia prima esperienza ma uscire da una dimensione di interprete in cui sei sempre qualcun altro per professione è qualcosa che mi sta appassionando, è un spazio nuovo e diverso. Da attrice sei esecutrice di qualcosa dato da altri. Per tanti anni, ormai più di 15 fare l'interprete ha avuto un significato per me anche terapeutico, mi ha tirato fuori l'emotività, le mie ombre - racconta Ruffino con un passato familiare doloroso -, ora sento anche il desiderio di aprire nuove porte, esprimermi in modi diversi, credo sia fisiologico, mi preoccuperei del contrario".
La notizia c'è perchè e la anticipa lei stessa: "l'8 ottobre per Rizzoli uscirà il mio primo romanzo. Scrivo da sempre, è un altro modo di elaborare quello che ho dentro ma ora sono felice del mio esordio: al centro di questo romanzo di formazione c'è una giovane donna di 20 anni che compie un viaggio fisico e interiore, non è autobiografia ma qualcosa che conosco bene".
Orgogliosa di partecipare a "tante serie belle che produce la Rai con sempre maggiore qualità, cura e attenzione al femminile.
So di essere stimata ma certo in Italia sicuramente come attori viviamo una etichetta e anche se ho desiderio di fare cinema è soprattutto la tv che mi viene proposta.
Mi piacerebbe fare cose diverse, sperimentare, sono ansiosa di crescere artisticamente e l'unico modo è fare esperienze diverse e anche per questo mi sono buttata con entusiasmo nel progetto estone. Ma se dovessi dire più di tutto mi interessa la mia crescita interiore e penso che in ciò che accade tutto abbia un senso". Anche ritrovare a Tavolara Brando Pacitto, di Braccialetti Rossi, qui per presentare Troppo Azzurro con il giovane regista Filippo Barbagallo. "Eravamo giovani ma quella prima serie sulle malattia gravi nei ragazzi ha rotto molti tabù e ci ha legati per sempre. Ad esempio due persone che hanno sofferto di anoressia come il personaggio che interpretavo sono rimaste in contatto con me. E poi tra qualche giorno - conclude Aurora Ruffino - tutti noi di Braccialetti Rossi ci ritroviamo, una reunion a 10 anni dalla prima serie per incontrare i volontari di oncologia della F.a.v.o. è incredibile cosa ha smosso quella fiction in tante persone".
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