'Lontano lontano', già al Tff e in sala dal 20 febbraio con Parthènos, è un film pulito, delizioso e anche con una sua morale che si potrebbe sintetizzare così: i sogni dei vecchi devono viverli i giovani. E questo tanto più se i vecchi sono romani. Diretto e interpretato da Gianni Di Gregorio con Ennio Fantastichini (nella sua ultima interpretazione) e Giorgio Colangeli racconta appunto di sogni che non invecchiano mai. O almeno è quello che pensano Attilio (Fantastichini), tonico venditore di bric e brac a Porta Portese; Giorgetto (Colangeli), radicato scansafatiche con banco di verdure, e infine, il "Professore" (Di Gregorio).
Tre pensionati romani, stanchi del quotidiano arrabattarsi, che sognano di scappare in qualche posto esotico dove la loro pensione valga di più. Cominciano così a raccogliere il capitale necessario e studiano anche, guidati dall'acuto Prof. Federmann (Roberto Herlitzka), dove andare: in un paese davvero sicuro in tutti i sensi, "senza violenza, meduse, terremoti e maremoti".
Alla fine il luogo scelto sono le Azzorre, ma i tre pensionati non sono più tanto convinti di partire. Anche perché, nel frattempo, si sono affezionati ad Abu (Salih Saadin Khalid), giovane migrante che Giorgetto ha praticamente adottato. L'idea del film, spiega Di Gregorio (Il pranzo di ferragosto), "me l'ha data Matteo Garrone che mi ha stimolato a scrivere di un pensionato povero costretto ad andare all'estero.
Così, dopo tre anni di lavoro, sono arrivato a scrivere prima un racconto e poi la sceneggiatura del film". Dice di Fantastichini: "Mi manca tantissimo. Provo un dolore tremendo che non sia qui. È stato un uomo e un attore straordinario, che nascondeva dietro la sua leggerezza una grande tensione morale.
Era poi un vulcano - aggiunge - che ci aveva schiavizzati tutti.
La prima volta che l'ho incontrato, insieme a Colangeli, per pranzo dopo un po' ha vinto tutte le nostre resistenze alimentari tanto che siamo usciti dal ristorante completamente stravolti".
Per Colangeli, 'Lontano lontano' "è un film a rilascio lento, difficile da raccontare. Quello che succede è banale, ma poi dentro ci sono cose molto complesse". Sul fatto che i vecchietti protagonisti, a differenza dei loro coetanei di molte fiction Usa, non ce la facciano alla fine a partire e ad avere uno slancio di gioventù, spiega Gianni Di Gregorio con il suo accento dolce da romano vero: "Noi siamo più acciaccati, più romani. Non ho mai fatto uno sport in vita mia". Un modo di essere che incide anche nei ritmi lunghi tra un film e l'altro: "Il fatto è che mi arrovello, ci penso e ci ripenso: è la pigrizia romana" dice il regista-attore che ha annunciato che in primavera Sellerio pubblicherà un libro con tre suoi racconti. Nel cast del film, prodotto da Bibi Film con Rai Cinema in coproduzione con la francese le Pacte, anche Daphne Scoccia, Francesca Ventura, Silvia Gallerano, Iris Peynado e Galatea Ranzi.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA