DONNA TARTT, IL CARDELLINO (Rizzoli, pag. 896, euro 19,00). Misteriosa, ricercatissima ed esclusiva come J.D. Salinger e Thomas Pynchon, Donna Tartt a vent'anni dall'esordio del 1992, a soli 28 anni, con Dio di illusioni, è tornata in libreria con un monumentale romanzo, Il cardellino: da oggi anche in Italia per Rizzoli nella traduzione di Mirko Zilahi de' Gyurgyokai. E per l'occasione la scrittrice verrà anche a Roma, venerdì 14 marzo nell'ambito di Libri come, per parlare del suo rapporto con la scrittura. Uscito negli Stati Uniti nell'ottobre dello scorso anno, il libro è stato da subito oggetto del desiderio, tanto da andare a ruba nonostante la mostruosa tiratura iniziale di un milione di copie, ed è stato già opzionato dai produttori di The Hunger Games per diventare un film o forse una serie televisiva, grazie al suo ritmo mozzafiato. Ma è stato anche il traino di una mostra alla Frick di New York, dove il quadro che dà il titolo al volume, Il cardellino di Carel Fabritius, un piccolo trompe l'oeil del 1654, ha rubato la scena ad un'altra icona della storia dell'arte, la Ragazza con l'orecchino di perla di Veermer. Il cardellino che campeggia anche sulla copertina dell'edizione italiana, del resto è in qualche modo la quintessenza di questa autrice di culto, che qui spazia tra New York, Las Vegas ed Amsterdam inseguendo proprio l'idea salvifica dell'arte: un minuscolo volatile pronto a spiccare il volo, qui nascosto dietro la piega di carta strappata da una parete come un misterioso talismano.
Donna Tartt festeggia con questo romanzo i suoi secondi 50 anni (è nata nel 1963), a undici anni dal suo secondo libro Il piccolo amico, prendendosi anche la soddisfazione di rilanciare la moda del romanzo monstrum, negli ultimi decenni un po' dimenticata. Del resto le oltre 800 pagine de Il cardellino sono il frutto di un intenso lavoro di riscrittura, che già dall'inizio rivela una vena decisamente ottocentesca, dickensiana, dalle intense sfumature gotiche, che oscilla poi tra il thriller e il romanzo di formazione. Dove la febbre, la droga, il freddo e la paura, persino il Natale come quintessenza della solitudine, emergono a sprazzi tra le righe alternati ad ambientazioni salottiere e radical chic. Ma tornano anche temi cari all'autrice, come l'indagine sul tormento interiore e le difficoltà di adattamento che solo una fase di passaggio come l'infanzia e l'adolescenza può lasciare. Nel romanzo Tartt racconta infatti la drammatica storia di Theo Decker, un ragazzino, troppo presto adolescente, di New York che sopravvive per miracolo ad una esplosione causata da un attentato terroristico al Metropolitan Museum of Art in cui muore invece sua madre, bellissima quanto eterea modella in erba. Morte della quale non smette di darsi la colpa, morte che in ogni forma lo rincorre come un'ombra cupa per il decennio a seguire. Rimasto solo dopo la scomparsa anche del padre in un incidente stradale (''Era un giorno come tanti, ma da allora buca il calendario come un chiodo arrugginito''), fugge da chi lo salva ma anche da chi lo vorrebbe chiuso in un orfanotrofio, preferendo il gelo della strada. La sua unica consolazione sarà un piccolo e misterioso quadro, Il cardellino del titolo appunto, rimasto nelle sue mani proprio dopo l'esplosione che gli cambierà la vita. E che, guarda caso, lo porterà fino ad Amsterdam, patria della ragazza dall'orecchino di perla, cuore dell'immortalità che forse solo l'arte nella sua infinita purezza può dare. Un segreto, quello dell'arte, che l'autrice, in tutti questi anni, sembra aver voluto preservare come un magico elisir di lunga vita.
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