PAOLO SCANDALETTI, STORIA DI ROMA (Edizioni Biblioteca dell'Immagine, 344 pp., 14 euro) "Nella storia dell'Umanità non c'è esempio di pari grandezza, magnificenza, recupero, rilancio e decadenza come gli undici secoli della Roma antica". Paolo Scandaletti, giornalista e scrittore, torna ad occuparsi di storia in un saggio dedicato al passato della capitale, che costituisce un nuovo capitolo della collana Storie delle Città, della casa editrice Edizioni Biblioteca dell'Immagine. Un percorso dalle origini alla caduta dell'impero, che ripercorre i fasti della Città eterna e rimarca la sua centralità nella storia dell'umanità. Ricordare quell'era non costituisce solo un prezioso contributo per gli amanti del passato, ma è anche un monito per gli amministratori del presente, alle prese con le mille difficoltà della Roma dei nostri giorni, così lontana dalla città che ha guidato il mondo per secoli, facendosi precorritrice di importanti innovazioni sociali e tecnologiche. Già prima della caduta dell'Impero, con la discesa dei barbari, Roma era in pieno declino: col mancato inserimento dei popoli germanici, la corruzione interna, il prevaricante egoismo di un'aristocrazia esanime, le famiglie senza figli, l'esercito in mano agli stranieri, il trasferimento della leadership a Bisanzio, l'ultimo tentativo di Diocleziano. Tito Livio, tracciando la storia dell'epopea romana, avevo ammonito gli amministratori: l'Impero dura finché i sudditi vi si trovano bene. Ed erano tanti i motivi per cui si trovavano bene, certo con i limiti dati dall'organizzazione sociale del tempo, a partire dalla presenza degli schiavi. Le popolazioni che vivevano nelle terre conquistate, ad esempio, non erano considerate 'genti' da possedere o irreggimentare, tutt'altro. A capo delle legioni spesso c'erano personaggi prelevati dall'elite cittadina che avevano il compito di comprendere le necessità di questi popoli, che potevano usufruire di biblioteche e scuole aperte a tutti. Questo comportò un rimescolamento imponente delle popolazioni anche grazie alla costruzione delle vie consolari, una delle opere più imponenti dell'antica Roma. Oltre le grandi vie, gli eserciti e le leggi, per unificare i territori e diventare caput mundi, Roma ha usato la lingua latina e la cultura che esprimeva. Fino all'avvento di un'altra Roma, quella del cristianesimo. Qui approdano Paolo e Pietro, si radica e fiorisce quella nuova religione che, con la sua visione dell'uomo e della storia, promuove l'altruismo e la buona vita. Il libro, arricchito da immagini della caput mundi, è il racconto di un'epoca d'oro in cui Roma è stata il cuore dell'Europa che viviamo. Il suo lascito culturale, studiato nelle cattedre universitarie di latino e storia, diritto e architettura, è diventato patrimonio dell'Umanità.
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