EMANUELE COCCIA, LA VITA DELLE PIANTE (Il Mulino, pp 152, euro 14). Esplora il mondo vegetale il filosofo Emanuele Coccia recuperando nel libro 'La vita delle piante. Metafisica della mescolanza' uno sguardo dimenticato, rimosso, trascurato dalla filosofia. Quello sguardo che lo porta a dire che "non potremo mai comprendere una pianta senza aver compreso che cos'è il mondo".
E se il mondo, così come lo conosciamo ed abitiamo, è stato prodotto dalle piante, è appunto ad esse che Coccia pone la domanda sulla sua natura, estensione e consistenza. Una riflessione che diventa anche un invito a considerare un nuovo modo di "essere connessi", non più legato soltanto alla tecnologia, ma a quel concetto di interconnessione che vede gli individui legati gli uni agli altri quanto all'atmosfera. Di questo Coccia parlerà, partendo dal suo nuovo saggio filosofico pubblicato da Il Mulino, sabato 8 settembre al Festivaletteratura di Mantova in un incontro, con Leonardo Caffo, dedicato a 'Una foresta come esempio'. Il tentativo di rifondare una cosmologia, l'unica forma di filosofia - secondo Coccia - "da considerarsi legittima", porta a considerare le piante i veri mediatori. Seguendo questa strada, "domanderemo alle radici di spiegare la vera natura della Terra. Infine, è dal fiore che comprenderemo che cos'è la razionalità, misurata non più come capacità individuale o potenza logicamente universale, ma come forza cosmica".
Professore associato all'Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, Coccia, già autore per Il Mulino de 'La vita sensibile' e de 'Il bene nelle cose. La pubblicità come discorso morale' si è formato in un istituto tecnico agrario di provincia, nella campagna dell'Italia centrale. Ha trascorso, come ricorda lui stesso, l'adolescenza, dai 14 ai 19 anni, tra libri di botanica, di patologia vegetale, di chimica agraria, di agronomia e di entomologia. "Le piante, con i loro bisogni e le loro malattie, erano gli oggetti di studio privilegiati della scuola. Quell'esposizione quotidiana e prolungata a degli esseri inizialmente così lontani da me ha segnato in modo definitivo il mio sguardo sul mondo" racconta l'autore che alle idee nate in quegli anni di contemplazione ha dedicato questo libro.
Un saggio che, superata la diffidenza che può nascere inizialmente, ci conduce in una dimensione nuova e poco valutata: quella che "il nostro mondo è un fatto vegetale, prima di essere un fatto animale". A far da guida è il pensiero filosofico, che a volte può sembrare un po' ostico, e un approccio che ribalta "uno dei pilastri fondamentali della biologia e delle scienze naturali degli ultimi secoli: la priorità dell'ambiente sul vivente, del mondo sulla vita, dello spazio sul soggetto" come sottolinea lo stesso Coccia.
Cogliere il mistero delle piante significa per l'autore capire che nelle foglie si scopre il segreto di ciò che chiamiamo clima e che "la coincidenza tra pneumatologia e cosmologia non è metaforica o arbitraria" e ci può condurre a una rete di relazioni tra esseri viventi che "fanno mondo" attraverso il respiro.
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