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Da teoria dei quanti al blu di Prussia

Adelphi

Da teoria dei quanti al blu di Prussia

Due testi affascinanti di Carlo Rovelli e Benjamin Labatut

ROMA, 18 marzo 2021, 10:06

di Paolo Petroni

ANSACheck

La copertina di Quando abbiamo smesso di capire il mondo - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina di Quando abbiamo smesso di capire il mondo - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina di Quando abbiamo smesso di capire il mondo - RIPRODUZIONE RISERVATA

BENJAMIN LABATUT, ''QUANDO ABBIAMO SMESSO DI CAPIRE IL MONDO'' (ADELPHI, pp. 180 - 18,00 euro - Traduzione di Lisa Topi) - CARLO ROVELLI, ''HELGOLAND'' (ADELPHI, pp. 228 - 15,00 euro).
    ''Mi sono chiesto spesso - scrive Carlo Rovelli all'inizio del suo libro - quali fossero i pensieri e le emozioni di un Werner Heisenberg ventitreenne arrampicato su una roccia a picco sul mare, nella spoglia ventosa isola di Helgoland nel Mare del Nord'' la notte del 1925 in cui non riuscì più a dormire per aver portato a termine i conti, tutte le matrici che davano avvio alla più radicale rivoluzione scientifica di ogni tempo: la fisica quantistica. Oggi una risposta la possiamo trovare nel capitolo intitolato proprio ''La notte di Helgoland'', quando Heisenberg si sentì ''il cervello diviso in due'', ricostruita e raccontata in modo appassionato e coinvolgente da Benjamin Labatut, come tutte le altre vicende e personaggi della scienza che compongono il suo libro.
    Rovelli da par suo affronta l'impresa all'apparenza impossibile da rendere chiaro, di tradurre in pensiero divulgativo quel che ha rappresentato e cosa ha messo in moto la teoria dei quanti, potendo dire che oggi la nostra comprensione del mondo si regge su di essa, dopo innumerevoli conferme sperimentali, ma che resta ancora profondamente misteriosa. Da fisico che sa scrivere lo fa un po' raccontando di Heisneberg e altri fisici, ma poi addentrandosi nel problema per chi abbia voglia davvero di impegnarsi a capire. Una lettura difficile, ma che apre il cervello e offre squarci illuminanti e anche inquietanti sulla natura di cui facciamo parte, tenendo conto che ''se immaginiamo la totalità delle cose, stiamo immaginando di essere 'fuori' dall'universo e guardare da là. Ma il punto di vista dell'esterno è un punto di vista che non c'è. Il mondo visto dal di fuori non esiste: esistono solo prospettive interne al mondo, parziali, che si riflettono a vicenda'', perché noi del mondo siamo parte integrante.
    Labatut, scrittore di origine olandese ma oggi cileno, autore di racconti raffinati e intelligenti, ha raggiunto il successo con questo libro affascinante in cui con la forza del vero narratore ricostruisce e fa rivivere credibilmente momenti, persone e storie di scoperte che, nel bene e nel male, secondo l'uso che l'uomo fa poi di esse, hanno cambiato il mondo, anche sostanzialmente, come è accaduto appunto con Heisenberg. Il che è possibile solo a chi riesce a intuire che bisogna smettere di capire il mondo come lo si è sempre visto, ma bisogna immaginarsi ne esista una possibilità di comprensione e un aspetto del tutto nuovo.
    Ecco allora la storia poetica e allucinata del matematico Shinichi Mochizuchi, che pubblicò la dimostrazione di una delle congetture più importanti della teoria dei numeri, conosciuta come a + b = c, che nessuno sino a oggi è riuscito a capire davvero e lui stesso si rifiutò di spiegare sostenendo che certe cose dovevano rimanere segrete per sempre ''per il bene di tutti''. O la vicenda di Karl Schwarzschild che, moribondo da un ospedale del fronte, manda a Einstein nel dicembre 1915 una lettera macchiata di sangue e scritta in una grafia minuscola con la prima soluzione esatta della sua teoria della relatività generale, cui lui stesso riusciva ad avvicinarsi solo approssimativamente. L'idea nuova era stata quella di partire da un stella ideale, sferica, senza rotazione e carica elettrica, elaborando una metrica di una tale precisione che ancora oggi viene utilizzata in astronomia per orbite e altri calcoli. Tra i risultati, che sul momento lasciò perplesso lo stesso autore, c'era lo spazio capace di curvarsi totalmente in una certa situazione sino a richiudersi su se stesso, generando una voragine infinita, separata dal resto dell'universo: un concentrato di energia che sarebbe stato chiamato buco nero.
    Di ogni personaggio Labatut ci fa sentire viva forza, potenza, necessità creativa, tra sofferenza e gioia, oppure ci racconta epoca e situazioni, vicende familiari e sociali, come accade per la scoperta casuale del blu di Prussia e le sue conseguenze, in cui si passa dall'allevamento di bachi da seta sotto Federico Guglielmo I ai gerarchi nazisti e Hitler nel bunker di Berlino, dalla tela della 'Sepoltura di Cristo' di van der Werff a Heinrich Boll, dalle trincee della Grande Guerra a Hauschwitz e Mauthausen. E' infatti dal blu di Prussia, in connubio sempre casuale con l'acido solforico, che nacque l'acido prussico e da lì il cianuro, veleno in forma cristallina o di gas, una cui versione fu usata nella guerra '15-'18 dal chimico Haber, criminale di guerra che vide sua moglie suicidarsi e ebbe il Nobel per una sua precedente scoperta, e un'altra su scala industriale nei lager tedeschi col nome di Zyclon B. In 25 pagine praticamente un romanzo pieno di sorprese, avvincente e inquietante, in cui il bene e il male si intrecciano e si condensano due secoli di storia.
   

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