PIERO MEUCCI ETTORE BERNABEI IL PRIMATO DELLA POLITICA (Marsilio pp. 359 euro 17,00). "La signora Moro è come è sempre stata in questi giorni, controllata, precisa e lucida pur nel dolore e non celato rammarico per la rigida intransigenza della Dc. Osserva che solo Fanfani si prodiga in tentativi per liberare suo marito. Mi rammenta che ci sarebbe una possibilità, fuori dall'assurda liberazione dei tredici richiesti dalle Br di scarcerare un detenuto che ne avrebbe i diritti. Mi chiese se posso pregare il cardinale Benelli di fare pressioni su Andreotti". E' un passo della concitata drammatica giornata del 6 maggio 1978 - mentre l'ultimatum dei carcerieri di Aldo Moro sta per scadere - annotata con precisione, rigore, 'freddezza' da Ettore Bernabei.
I suoi diari, nel centenario della nascita il 16 maggio, raccontano la storia segreta della Dc e dunque perlomeno di una parte anche dell'Italia. Il giornalista Piero Meucci li ha letti, esaminati, commentati. Raccontano tempi che oggi appaiono e sono lontani, citano personaggi come De Gasperi e La Pira, Papa Giovanni e Kennedy, Giovanni Leone e Mario Scelba, Ciriaco De Mita (acerrimo nemico) e Bettino Craxi per citarne alcuni, mentre su tutti spicca Amintore Fanfani.
Giornalista, politico, manager, imprenditore televisivo Ettore Bernabei è stato un grande protagonista della storia italiana del secolo scorso, con un ruolo dietro le quinte di potere e di indirizzo, un personaggio cerniera, lo definisce Meucci, della Democrazia Italiana, ossia del partito che dal dopoguerra per 50 anni ha guidato l'Italia. Eminenza grigia? Boiardo di Stato? Manovratore? "Dai diari si trae con chiarezza - dice Meucci - la convinzione che la sua missione era soprattutto quella di mettere i leader politici di fronte alle possibili conseguenze delle loro scelte, scuoterli nei momenti nei quali parevano perdere la bussola della navigazione politica, discernere coloro che erano mossi da un'autentica spinta per il bene comune, da quelli che si lasciavano guidare dalle ambizioni e cercavano solo la conservazione del potere personale".
La lotta di potere e la politica alta: Bernabei la racconta nei diari che ha minuziosamente scritto per 30 anni, depositati dalla famiglia Bernabei il 2 febbraio 2020 agli archivi Arcton (l'associazione archivi di cristiani nella Toscana del Novecento) dopo la sua morte il 13 agosto 2016 a Porto Santo Stefano all'Argentario pochi anni dopo la moglie Elisa che aveva sposato nel 1946 e con cui ha avuto 8 figli. La sua bussola sono stati i valori cristiani (è stato anche soprannumerario dell'Opus Dei) e il tentativo di renderli l'ispirazione dell'azione politica. Tentativo a dir poco complicato ma non impossibile soprattutto in altri campi, da direttore generale della Rai per 14 anni dal 1960 al 1974 (direttore censore di Dario Fo, dei costumi delle Kessler ma anche dell'alfabetizzazione con il maestro Manzi di Non è mai troppo tardi) ma soprattutto di produttore televisivo, fondatore della Lux Vide dopo gli anni della direzione dell'Italstat con il progetto kolossal della serie La Bibbia con grandi attori internazionali e soprattutto l'approvazione dei rappresentanti delle religioni monoteiste.
Pochissimi nei diari i riferimenti familiari (a parte alcuni dolorosi accenni al male e alle cure della figlia Paola, morta prematuramente), mancano soprattutto annotazioni sulle trasformazioni sociali, sul costume, sui fermenti dell'Italia civile. Del resto il cuore del racconto è un altro, è la politica nelle stanze del potere, gli incontri riservati, le crisi, i piccoli e i grandi fatti, le correnti democristiane in lotta perenne morotei, dorotei, fanfaniani e andreottiani, sinistra dc. Si era formato giornalista alla Nazione del Popolo, poi direttore del Giornale del mattino e poi del Popolo chiamato dall'allora segretario dc Amintore Fanfani di cui resto per tutta la vita amico, consigliere, sodale, come pure con un altro giornalista fiorentino, Sergio Lepri poi storico direttore dell'ANSA. E con stile giornalistico ha scritto i diari che possono essere per il lettore di oggi come una lente di ingrandimento del secondo Novecento italiano, quando il vortice del cambiamento del '68 e degli anni '70 travolgeva ogni cosa e il referendum sul divorzio divideva profondamente il paese cattolico. Su tutte queste mutazioni sociali l'ascesa, il dominio e l'estinzione della Democrazia Cristiana: Ettore Bernabei era lì a viverne da protagonista ogni fase. Un sottotitolo possibile ai suoi diari, parafrasando il titolo del film di Antonio Pietrangeli: "Io la conoscevo bene".
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