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Emmanuel Carrère, lo Yoga e il dolore

ADELPHI

Emmanuel Carrère, lo Yoga e il dolore

Un libro metaletterario, reale e falso come un vero romanzo

ROMA, 17 agosto 2021, 10:55

di Elisabetta Stefanelli

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

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EMMANUEL CARRE'RE, YOGA (Adelphi, pag. 312, euro 20,00). Il più vero, il più falso, il più autobiografico, il più letterario anzi metaletterario dei libri di Emmanuel Carrère. Questo Yoga è un cazzotto nello stomaco dei lettori, quelli più affezionati che considerano imperdibile anche la sua lista della spesa, quelli che ne criticano lo stile sempre sospeso tra biografia, saggio e narrativa e che segna l'originalità di quello che innegabilmente è uno dei più importanti autori dei nostri sconquassati anni. Che si ami o si odi (io mi metto senza dubbi nella lista dei primi) non si può negare che l'autore francese non sia capace di scatenare grandi reazioni e in questa nuova prova lo ha fatto come mai prima.
    Devo dire (perdonerete la notazione personalissima) che ho affrontato solo dopo diversi mesi la lettura di questo libro perché, contrariamente a quello che faccio di solito - non leggo mai recensioni di libri di cui voglio scrivere - prima di leggerlo sono stata colpita dalle bordata di polemiche che hanno accompagnato la sua uscita. Non solo la lite iniziale con l'ex moglie per i dettagli personali ma poi le tante stroncature da parte di firme che apprezzo e stimo. Io, lo dico subito, l'ho trovato un libro bellissimo per niente frammentato e confusionario, incompiuto e raffazzonato come molti lo hanno definito, ma tragicamente contemporaneo come Carrère sa essere.
    Specchio di un tempo che non a caso ha sorpreso tutti addirittura con una pandemia, in cui le nostre vite sono quotidianamente travolte dalla tragedia che ci sfiora - il terrorismo, la guerra, le crisi umanitarie - pur lasciandoci sempre così illusoriamente appesi al nostro benessere quotidiano fatto di superfluo che ci ammala però dentro. E' vero che parla di se stesso dall'inizio alla fine ma Yoga è tutto meno che un'autobiografia o meglio lo è nel modo in cui gli scrittori trasformano le vicende personali in valori universali. Che le loro opere siano autobiografiche in modo dichiarato o meno. Lui lo dichiara all'inizio, senza infingimenti, nella lunga riflessione sullo scrivere che il testo contiene, che il suo è ''scrivere tutto quello che ci balena in testa 'senza snaturarlo''' che sarebbe come ''esaminare il nostro respiro senza modificarlo''. Sostiene Carrère ''quando penso alla letteratura, al genere di letteratura che faccio, di una sola cosa sono fermamente convinto: è il luogo in cui non si mente.
    E' un imperativo assoluto, tutto il resto è secondario, e a questo imperativo penso di essermi attenuto''. Il fatto è che nel suo cercare di astrarsi dai tormenti della sua anima attraverso un corso di meditazione Yoga, e dall'idea iniziale di scrivere un libro su questo, è la realtà a portarlo lontano, dove vuole lei. E questa volta non c'è uno solo ma più tsunami a trascinarlo nel racconto, la strage di Charlie Hebdo e poi i migranti adolescenti di Leros, e soprattutto la sua drammatica crisi esistenziale nel mezzo. Alla fine si scoprirà che quello che sembra più vero in realtà è del tutto falso ma questo è il potere della letteratura ed Emmanuel Carrère lo sa.
   

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