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PIETRO SPIRITO, STORIE SOTTO IL MARE (Editori Laterza; 187 pag; 18 euro) Sembra un paradosso ma si conosce di più lo Spazio che non gli abissi degli oceani.
Nelle profondità "si depositano le storie degli uomini, in pace e in guerra", sostiene lo scrittore e il giornalista Pietro Spirito, quindi "anche i nostri di abissi". Che forse non vogliamo conoscere. Al contrario, lui appassionato esploratore subacqueo e di cavità terrestri, di ciò che c'è sott'acqua ha realizzato un almanacco di storie e protagonisti relativi, visionari se non folli. "Storie sotto il mare", uno sguardo dal basso per conoscere meglio ciò che c'è in superficie.
"Molte di queste storie rappresentano una epoca e la società coeva": prima che Jules Verne scrivesse "Ventimila leghe" sulla terraferma una rara operosità globale tentava di costruire macchine che potessero scendere sottacqua. Tra i tanti, ci riuscì per primo un sognatore, il comunista catalano Narciso Monturiol Estarriol (1819-1885) il cui Ictìneo ('nave a forma di pesce') la mattina del 23 Settembre 1859 rimase complessivamente a meno venti metri per due ore e venti minuti. Era convinto Monturiol che la scoperta delle profondità avrebbe migliorato l'uomo. Benché ci sapesse fare anche da un punto di vista manageriale, il geniaccio, che a dieci anni da solo aveva costruito un orologio di legno, finirà in miseria e solo.
L'almanacco di Spirito non è solo un'infilata di personaggi ma una meditata collazione di eroi particolari uniti dalla passione per il mare. Un segno distintivo. Sarà un altro di questi, Raffaele Rossetti, a smentire le idee di bontà di Monturiol. La notte tra il 31 Ottobre e il 1 Novembre 1918, Rossetti, con un altro incursore, Raffaele Paolucci, a cavallo di una mignatta (mezzo di assalto semisubacqueo perfezionato nel "maiale" nella II Guerra mondiale), riuscirà nell'impresa incredibile di affondare la Viribus unitis, l'ammiraglia austriaca, ormeggiata nel porto di Pola (oggi Croazia).
Altrettanto rocambolesco è il seguito dell'affondamento: Rossetti ne avrà la vita cambiata, qualcosa di romperà dentro di lui dopo aver visto centinaia di ragazzi morire inutilmente per la sua azione (praticamente la guerra era finita proprio nelle ore in cui lui e Paolucci erano in acqua).
Tra tanti volti ed epoche descritti, si ricava un dato oggettivo: l'eredità lasciata dall'unità di incursori della Decima Mas nella ricerca scientifica negli anni successivi. E' il caso - il più eclatante - dell'Operazione Atlantide di Luciano Mecarozzi, personaggio particolare. Sua fu l'impresa di far stare immersi per un mese in tre moduli in difficili condizioni nelle gelide acque del Lago di Cavazzo, in Friuli, undici acquanauti tra cui la prima acquanauta della storia.
In ordine di apparizione, le ultime pagine del libro sono dedicate al figlio dell' esploratore Auguste Piccard, Jacques, che agli inizi degli anni '50 piombò a Trieste per motivi di studio e qui riescì a costruire - grazie a una istriana italiana, Yolanda Versich Agoral - un batiscafo, il "Trieste". A bordo di questa scatola sferica di metallo Piccard e il tenente della Us Navy Don Walsh il 23 gennaio 1960 raggiungerà il punto più profondo di tutti i mari, il Challenger Deep, la Fossa delle Marianne, poco meno di 11mila metri.
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