/ricerca/ansait/search.shtml?tag=
Mostra meno

Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

Sorj Chalandon, vi racconto La furia di un ragazzo maltrattato

Sorj Chalandon, vi racconto La furia di un ragazzo maltrattato

Lo scrittore e reporter francese nella pelle di un ribelle

ROMA, 03 ottobre 2024

(di Mauretta Capuano)

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

- RIPRODUZIONE RISERVATA
- RIPRODUZIONE RISERVATA

  SORJ CHALANDON, LA FURIA (GUANDA, PP 332, EURO 19,00). Evaso con altri 54 ragazzi dalla Colonia penale per minori di Belle-Ile-en-Mer, un'isola al largo della Bretagna, nell'agosto del 1934, Jules Bonneau è l'unico a non essere catturato. È il fuggiasco mai ritrovato, senza una identità e presto dimenticato. A dargli un nome è lo scrittore e grande reporter francese Sorj Chalandon nel suo nuovo libro La furia, uscito per Guanda nella traduzione di Silvia Turato, in cui si identifica con questo ribelle cresciuto senza amore. "Jules sono io. La sua collera è la mia, la sua sofferenza è la mia e la violenza anche. La verità è che se non si vivono in prima persona queste cose è difficile poterne scrivere" spiega all'ANSA Chalandon che è venuto in Italia per l'ultima edizione del Festivaletteratura di Mantova.
    "Mi sono interessato soprattutto alle violenze vissute da quei ragazzi, le stesse che ho subito da mio padre. La loro lotta era la mia stessa battaglia. Quei ragazzi che hanno deciso di evadere, di superare quel muro che li opprimeva erano come me a 16 anni e mezzo, quando me ne sono andato di casa. La colonia penitenziaria, la rivolta, l'evasione sono tutte immagini della mia infanzia" racconta Chalandon che da bambino è stato minacciato dal padre che voleva mandarlo in una casa di rieducazione per minori, un penitenziario in mezzo al mare, che poi ha capito era quello di Belle-Ile-en-Mer.
    "Mio padre era un bugiardo, mentiva molto, è morto in uno ospedale psichiatrico. Quando avevo 10-11 anni mi svegliava nel cuore della notte chiedendomi di fare la valigia. Da Lione, dove sono cresciuto, prendevamo la macchina con la valigia pronta e alle due-tre del mattino andavamo in campagna, arrivati davanti a un muro lui mi diceva: 'devi bussare alla porta e dire 'sono Chalandon'. Dopo andrai sul treno, poi in barca e finirai in quell'isola, proprio li, alla Colonia penale per minori Belle- Ile- en- Mer. Avevo paura, vedevo i fari della macchina che si allontanavano e poi che si riavvicinavano. A quel punto mio padre mi chiamava: 'vieni qua, ti do un'altra possibilità'" racconta Chalandon. Poi il tempo è passato e quando nel 1977 ha letto in un articolo che la Colonia di Belle-Ile-en -Mer era stata finalmente chiusa ha capito che c'era una correlazione con l'Istituto penitenziario che menzionava suo padre e ha giurato a se stesso "un giorno renderò omaggio a questi ragazzi perché avrei potuto essere uno di loro". Ma aveva bisogno di trovare una storia per entrare all'interno di questa avventura. In dieci anni di ricerche alla fine ci è riuscito quando, anche grazie alla stampa locale, ha saputo che uno di questi ragazzi non era mai stato trovato. È stata questa la chiave del libro. La furia parla di un bambino che è stato maltrattato, picchiato. Quindi una rivincita" spiega lo scrittore reporter del romanzo che più gli assomiglia.
    Jules come Chalandon ha una rabbia di difesa, non di attacco.
    "La ho utilizzata per sopravvivere e devo dire che questa rabbia è ancora li ed è una cosa sfiancante. I mie genitori non mi hanno mai insegnato che cos'è l'amore o a vivere in tranquillità".
    La furia come altri suoi libri hanno quindi una funzione catartica? "No, nessuno dei miei libri mi aiuta a stare meglio, questo non è l'obiettivo. Quando scrivo che un amico mi ha tradito, quando parlo del tumore che ho avuto io e anche mia moglie, quando parlo della violenza di mio padre, non voglio assolutamente guarire queste ferite, voglio condividerle. Si dice 'voltare pagina', ma io non voglio voltare nessuna pagina, la lascio aperta" dice lo scrittore del quale Guanda sta ripubblicando tutto il catalogo di libri. A ottobre uscirà La quarta parete che ha vinto il Premio Terzani 2017 e il Prix Goncourt des lyceens, dove ha raccontato il sogno di rappresentare l'Antigone a Beirut, nel Libano in guerra, che diventerà un film. "Uscirà il 15 gennaio 2025. È girato a Beirut e hanno esitato a farlo uscire prima a causa della situazione internazionale, ma è già tutto pronto" dice Chalandon. "Abbiamo firmato per fare un film anche su La furia. Con la tv abbassi la testa, con il cinema la alzi" dice.
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

Da non perdere

Condividi

O utilizza