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TERÉZIA MORA, LA METÀ DELLA VITA (GRAMMA FELTRINELLI, PP 400, EURO 22.00)
Un amore folle, tossico, domina la vita della giovane Muna che vive in una piccola città della Ddr. Quando cade il Muro di Berlino, Magnus, l'uomo che ama, scompare. Il trauma personale si intreccia con quello collettivo, ma prevale comunque su tutto, nel romanzo 'La metà della vita' di Terezia Mora, appena uscito per Gramma Feltrinelli, che l'autrice è venuta a presentare in Italia. Dopo Roma, il 16 novembre sarà a Milano per BookCity, alle 16.30 al Castello Sforzesco.
"Questo amore folle porta la protagonista a creare un mondo suo fino a costruirsi una vita parallela. La percezione della realtà è determinata da questa passione. Muna ha un mondo e una verità tutte sue" dice all'ANSA Terezia Mora che è nata a Sopron, in Ungheria, nel 1971, ma vive dal 1990 a Berlino.
"Ho voluto creare una figura che avesse all'incirca la mia età e che alla fine della storia toccasse l'età adulta. Gli eventi storici fanno da sfondo, non volevo che prendessero il sopravvento perché non volevo scrivere un romanzo sulla caduta del Muro di Berlino, ce ne sono già tanti" spiega Mora che con i suoi romanzi e racconti ha ricevuto numerosi premi tra cui l'Ingeborg Bachmann e il Georg Buchner.
Magnus, occhi azzurri e una ruga di rabbia tra le sopracciglia, è il fotografo della rivista 'Voce del popolo' che Muna frequenta mentre sogna di raggiungere Berlino. Al loro primo incontro resta folgorata dalla sua bellezza, ma dopo una serata passata insieme lui scompare per anni. Per lei, giovane universitaria, è dura ricominciare tra Berlino e Vienna. Quando lui ricompare diventa la sua ragione di vita e anche il suo inferno. Precipita in un rapporto con un uomo anaffettivo, fatto di continui ricatti, aggressività e manipolazione psicologica che Mora racconta con una scrittura incisiva, senza orpelli.
Gli amori tossici spesso sono l'anticamera dei femminicidi in costante aumento. Come vede il futuro delle relazioni sentimentali? "In Germania, credo come in Italia, sono aumentati i femminicidi, soprattutto durante il lockdown. L'emancipazione delle donne procede molto lentamente, come una lumaca sul ghiaccio. Sono diminuiti anche gli interventi di aiuto istituzionali. Ci sono stati casi in cui giovani donne hanno lanciato allarmi, ma in situazioni di pericolo le autorità non intervengono preventivamente, solo a fatti compiuti. A questo si aggiungono problemi nel campo sanitario dove è sempre più difficile fare prevenzione. In Germania ci vogliono, per esempio, sei mesi per poter fare una mammografia".
Ma non solo quello con Magnus è un rapporto complicato. Anche la relazione con la madre, attrice di teatro che sprofonda nell'alcolismo dopo la morte del marito, quando Muna aveva sette anni, è piuttosto complicata. "Il rapporto con la madre, come quello con Magnus, dovrebbe essere affrontato con una terapia.
Entrambe le situazioni sono troppo difficili per Muna. Quello con Magnus resta di supremazia, la relazione con lui viene anteposta a tutto il resto". Il padre di fatto è una figura assente: "Ho voluto lasciare che il lettore lo immaginasse come voleva".
Accolto con grande favore dalla critica e dal pubblico in Germania, La metà della vita, racconta nella tragedia anche il coraggio di una donna che fa i conti con quella forma di dedizione totale rovinosa. "Auspico che in futuro venga in qualche modo superata la vecchia concezione binaria del mondo e dei rapporti. Vorrei che si guardasse alla persona più che a tutto il resto. È vero che viviamo in una società misogina, però mia figlia che ha 17 anni vive in un mondo diverso rispetto al passato" dice la scrittrice. Tra le tante cose che si augura per le donne anche "una maggior attenzione da parte dello Stato e dal punto di vista giuridico e che venga riconosciuto il lavoro che le donne svolgono giorno per giorno affinché i lavori domestici confluiscano in una pensione".
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