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A Venezia ingiustizie e pregiudizi, il giorno di Diritti

A Venezia ingiustizie e pregiudizi, il giorno di Diritti

Lubo e Holly in gara, Martone dedica premio Bresson 'a Cutolo'

VENEZIA, 07 settembre 2023

dell'inviata Alessandra Magliaro

ANSACheck

Lubo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Lubo - RIPRODUZIONE RISERVATA
Lubo - RIPRODUZIONE RISERVATA

Una ragazzina additata come diversa, come una strega e un nomade Jenisch cui strappano i figli nella penultima giornata del concorso di Venezia 80 che sabato assegnerà il Leone d'oro. In campo il sesto dei film italiani di quest'anno, il fluviale Lubo di Giorgio Diritti (tre ore) e Holly della belga Fien Troch, due storie che hanno in comune il tema della diversità e dell'ingiustizia. E tra un Fuori Concorso con l'ultima opera del grottesco Quentin Dupieux Daaaaaali! dedicato al pittore spagnolo e il documentario in Venezia Classici Un'altra Italia era possibile che Steve Della Casa ha dedicato al Cinema di Giuseppe De Santis (in onda domani 8 settembre su La7), c'è Mario Martone che ha dedicato il premio Robert Bresson al musicista ucciso a Napoli Giovanbattista Cutulo e annunciato la scrittura del prossimo film che sarà ambientato a Roma.

 

 



    In Lubo che Giorgio Diritti (L'Uomo che verrà e Volevo Nascondermi) ha liberamente tratto dal romanzo Il seminatore di Mario Cavatore, la storia di un nomade (Franz Rogowski), uno Jenisch nella Svizzera degli anni '30, la sua persecuzione e il suo desiderio di rivincita, di rifarsi una vita (con Valentina Bellè). "È un povero cristo nel senso buono del termine, che fa l'artista di strada e che nella vita si trova a subire una cosa più grande di lui, una grande ingiustizia: vedere i propri figli, mentre lui deve fare il militare nell'esercito elvetico che si prepara a difendere i confini dal rischio di un'invasione tedesca, portati via solo perchè è un nomade. Il suo modo di vivere diverso - dice all'ANSA Diritti - diventa una discriminante che poi scatena quello che diventerà una catena del male". Questa storia accade in Svizzera negli anni '30, ma va avanti fino agli anni '70: la Pro Juventute, una fondazione filantropica creata con l'intento di sostenere i diritti e le esigenze dei bambini, varò il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada, di fatto deportando, sradicando i figli dei nomadi affidandoli ad altre famiglie o al collegio. Tra i consulenti storici anche Uschi Waser, una ex bambina Jenisch strappata alla sua famiglia, così come Jenisch (la terza maggiore popolazione nomade europea, dopo i Rom ed i Sinti) sono stati sul set in Alto Adige i dialogue coach visto che la lingua originale è tramandata oralmente.

Il tema dell'ingiustizia è in Lubo (in sala dal 9 novembre con 01) e in molti altri film di Venezia 80. "C'è la sensazione che la società si impantani sempre sulle stesse cose, la scommessa triste oggi, e che mi sembra abbastanza persa, è che negli anni '70 si sperava in un mondo migliore. Oggi, passati tanti anni, c'è la sensazione che semmai c'è rassegnazione. Si è parlato di recente dei bambini ucraini strappati alle famiglie e portati in Russia, la storia si ripete", spiega Diritti convinto che "questa storia sia un segnale politico, non alle istituzioni, ma alle sensibilità delle persone per avere un atteggiamento vigile contro le ingiustizie. Il cinema non è intrattenimento, un buon film per me - conclude - è qualcosa che ci cambia e resta con noi dentro per tanto tempo. Credo in un cinema che sia utile per migliorarci". Holly di Fien Troch è una storia delicata, un po' magica che ha per protagonista una ragazzina (Cathalina Geraerts) bullizzata a scuola, che le compagne toccano per marcarla, per molti è 'una strega' con le premonizioni, per altri comincia a diventare una santa che quando la incontri e sei triste, addolorato ti fa stare meglio, persino ti guarisce. Un giorno decide di non andare a scuola, presa da un presentimento che sarà una brutta giornata. Un incendio nell'istituto fa strage di studenti ed è li che la sua storia comincia a cambiare, diventa volontaria di un gruppo di aiuto e tutti ora la cercano e non solo l'autistico compagno Brant. Distribuito in Italia con Minerva pictures, Holly è stato co-prodotto non a caso dai fratelli Dardenne. "Ci sono voluti sette anni per realizzare questa storia che forse è la mia più personale, perché anche io, proprio come la protagonista, ho una grande attenzione per gli altri e ho interesse per le cose più pure" dice la regista oggi al Lido che in Holly "flirta con l'horror". 
   

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