Nell'ultima assemblea di bilancio Fiat a Torino, tra i piccoli azionisti che hanno affollato il Lingotto i complimenti a Marchionne per la nascita di Fca si sono mischiati a nostalgia e timori per il futuro torinese. C'erano 1.019 persone nell'Auditorium del Lingotto, in quello storico complesso che è stato fabbrica in tempi ormai lontani, per l'ultima l'assemblea ordinaria, che al 99,99% ha approvato il bilancio.
L'ultima convocazione in assoluto nel capoluogo torinese, dove la Fiat è nata 115 anni fa, sarà in estate per approvare i termini dell'operazione di fusione tra Fiat e Chrysler ma l'appuntamento di oggi - a tre mesi dall'annuncio della storica operazione con l'azienda americana - è stato vissuto con particolare emozione dai piccoli investitori.
"Dobbiamo dire grazie a Marchionne ed al management - ha detto Franco Beloffi - hanno salvato la Fiat e l'hanno resa più grande. L'azienda doveva essere un'unghia della Gm, secondo uno che è stato presidente della Fiat, invece è diventata il settimo gruppo automobilistico al mondo e diventerà il quarto".
C'è chi ha puntato il dito sulle norme italiane: "La Fiat lascia l'Italia - è stato l'intervento di Riccardo Moletti - non per libera scelta ma perché costretta dalle leggi e dalla burocrazia del nostro Paese, che non sono adeguati ai programmi di sviluppo del gruppo".
Giovanni Antonini ha proposto a Marchionne ed Elkann di organizzare voli charter per le prossime assemblee all'estero per accontentare i "buoni azionisti, quelli che non vengono per disturbare, ma per collaborare con l'azienda". Una richiesta alla quale l'ad ha risposto con un secco "no".
C'è stato anche un breve e movimentato 'siparietto', con l'azionista Marca Bava, onnipresente alle assemblee Fiat e di altre importanti società quotate, allontanato dalle forze dell'ordine: urlava in sala, usando un megafono dopo che il suo microfono era stato spento, esauriti i 5 minuti concessi per gli interventi.
Per Federica Remondino, Torino "è più triste" ore le sedi legale e fiscale della Fiat sono state spostate in Olanda ed Inghilterra: "A noi piccoli azionisti - ha detto - non ci interessa solo vedere apprezzare il pacchetto delle azioni comprate, vogliamo anche che ci sia occupazione: invece ormai gli operai di Mirafiori lavorano tre giorni al mese, gli altri sono in cassa integrazione, le aziende dell'indotto chiudono ed i giovani, per trovare un lavoro decoroso, devono andare all'estero".
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