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Def: manovrina sul 2015. Padoan, conti Italia sostenibili

Def: manovrina sul 2015. Padoan, conti Italia sostenibili

Delrio, Tasi non mangia bonus; Spesa interessi cala di 3,5 mld

ROMA, 11 aprile 2014, 15:17

Francesco Carbone

ANSACheck

Renzi e Padoan dopo il Cdm che ha varato il Def - RIPRODUZIONE RISERVATA

Renzi e Padoan dopo il Cdm che ha varato il Def - RIPRODUZIONE RISERVATA
Renzi e Padoan dopo il Cdm che ha varato il Def - RIPRODUZIONE RISERVATA

''Sono contento di poter dire che l'Italia è uno dei sistemi fiscali più sostenibili fra le economie avanzate''. Il ministro dell'Economia porta il Def a Washington dove partecipa alle riunioni del Fmi. Ed evidenzia la solidità dei conti indicati nelle ultime previsioni programmatiche. Il governo punta ad una crescita più sostanziosa dello 0,8% indicato 'prudenzialmente' nel documento di economia e finanza. Ed esclude che il principale stimolo all'economia, gli 80 euro in più in busta paga dal 27 maggio, possa essere 'mangiato' dall'aumento dell'imposizione sulla casa. Ma tiene anche alta la guardia sui conti pubblici. E ipotizza un ''piano di rientro'' definito ''manovra di consolidamento'' per avvicinarsi al pareggio di bilancio a valere sul 2015 tra i 3,5 e i 4,9 miliardi. C'è poi un dato confortante (già scontato sul bilancio): il risparmio dalla spesa per interessi calcolato con il criterio di competenza per l'anno in corso di ben 3,5 miliardi e per il 2015 di 6,7 miliardi.

Non a caso il premier Matteo Renzi è esplicito: "Lo spread più basso libera possibilità di fare credito e le banche se vogliono risparmiare possono stare più attenti a risparmiare sui super stipendi degli A.d. Sulla demagogia li sfidiamo a viso aperto. E' giusto che anche le banche paghino come i cittadini in questo periodo svantaggiato". Non solo, ribadisce, "Siamo in grado di dire ai profeti di sventura che non è così, il taglio sarà confermato nei prossimi anni".

Quindi il governo spera su un effetto 'propulsivo' sia dello sconto Irpef, sia delle altre riforme. Basterebbe infatti poco di più di crescita (uno 0,5% ad esempio) per avvicinare il pareggio di bilancio (e far iniziare a calare il debito pubblico) che il Def pospone di un anno al 2016. Ma il governo, pur avendo più volte annunciato di voler rivedere le regole europee e sottolineando di aver comunque rispettato i patti con Bruxelles, si lascia anche le mani libere per eventuali interventi aggiuntivi. Così anche se il premier ha escluso manovre aggiuntive si rintraccia la possibilità di interventi per superare il 'gap' fino al pareggio di bilancio che si sostanziano in tagli alla spesa e che emergono in dettaglio elaborando i dati contenuti nel Def. Il piano si sostanzierebbe per il 2015 in ''una manovra di consolidamento interamente finanziata da riduzioni di spesa per 0,3 punti percentuali di Pil'', pari quindi a 4,9 miliardi. E questo con l'obiettivo di ridurre il deficit strutturale. Un piano di rientro che però, secondo alcune fonti, potrebbe ridursi a 0,2 punti (3,2 miliardi). Il Def spiega che ''nel 2015 e nel 2016 il raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali richiederà misure aggiuntive per colmare il gap residuo, che il governo ipotizza perverranno esclusivamente dal lato della spesa pubblica''. Mentre per il 2015 l'ammontare, in termini di Pil, viene quantificato espressamente, per il 2016 l'intervento emerge dalla differenza tra il Pil tendenziale e quello programmatico, che vede proprio uno scostamento di 0,6 punti: chiaramente se la manovra dell'anno precedente è strutturale l'ulteriore correzione cala a 0,3 punti. L'indicazione è quella di agire solo sul fronte della spesa. Il riferimento è ovviamente alla spending review che dovrebbe garantire fino a 17 miliardi nel 2015 e fino a 32 nel 2016. Molto probabilmente e' proprio da questa posta che sarà utilizzata per 'ridurre' il deficit, cioè a fini contabili, e centrare gli obiettivi europei.

Il nodo è rappresentato dal fatto che parte di queste risorse sarebbero già impegnate, come fatto rilevare dal commissario alla Spending Carlo Cottarelli nel suo intervento in Parlamento: 1,4 miliardi dall'ultima legge di stabilità che altrimenti farà scattare tagli lineari di uguale entità; 3 miliardi per evitare che, in base alle ultime manovre, possano scattare clausole di salvaguardia che aumenterebbero le tasse. 

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