Il calo dei tassi di interesse sui mercati ed il crollo di quelli dei collocamenti in asta dei titoli di Stato aiuta e non poco i conti pubblici. E' infatti di 3,5 miliardi il reale risparmio nel pagamento della spesa per interessi calcolata dal Tesoro. E' quanto emerge dal confronto delle tabelle, compilate secondo il principio della competenza, contenute nell'aggiornamento al Def dello scorso settembre rispetto alle ultime stime. Il risparmio salirebbe a 6,7 miliardi nel 2015. Sarebbe questa la comparazione corretta tra gli 86 miliardi indicati "'a legislazione vigente" nell'aggiornamento dello scorso settembre e gli 82,5 ora stimati nel Def approvato l'altro ieri. Si passa poi nel 2015 a 6,7 miliardi di minori spese tra gli 88,8 indicati dal governo Letta e gli 82,1 ora ricalcolati dall'esecutivo guidato da Renzi.
Il risparmio rimane su questo livello anche nei due anni successivi: è di 6,5 miliardi nel 2016, quando si scende da 91,8 a 85,3 miliardi, e di 7,1 nel 2017, anno in cui le stime passano da 92,5 a 85,4 miliardi.
Se invece si considera il criterio della cassa, ovvero si conteggiano gli interessi non di competenza di un determinato esercizio fiscale ma quelli effettivamente pagati in quell'anno, i risparmi lievitano ulteriormente: in questo caso il risparmio sarebbe di 9 miliardi, grazie alla flessione dai 91,5 miliardi stimati a settembre da Saccomanni agli 82,55 miliardi indicati nel Def messo a punto dal ministro Padoan. Il risparmio sale poi nel 2015-16 salendo sui 15 miliardi. La minore spesa per interessi, sempre calcolati per cassa, emerge dal confronto dei due documenti programmatici anche nel 2015 e 2016.
L'aggiornamento al Def presentato da Saccomanni lo scorso 20 settembre indicava una spesa pari a 97,5 miliardi nel 2015 e a 101,5 miliardi nel 2016. Il nuovo Def fissa invece la spesa rispettivamente a 82,096 e a 85.339 miliardi: il risparmio si attesta quindi rispettivamente a 15,4 e a 16,2 miliardi.
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