Il 2014, per il Pil italiano, si chiuderà con il segno meno, mettendo così a rischio anche il rispetto del tetto del 3% del deficit. Questo il quadro tracciato dall'agenzia di rating Moody's, che sottolinea come, in questo scenario di assenza di crescita, fare le riforme necessarie sia ancora più difficile. Sicuro che i target fissato in Europa saranno rispettati è invece il premier Matteo Renzi, che proprio oggi riceve un motivo di speranza da Parigi, dove l'Ocse spiega che, nonostante tutto, sul fronte della crescita l'Italia ha di fronte una fase positiva, a dispetto di una Germania che riduce la sua spinta e di un'Eurozona che sostanzialmente risulta stabile.
E da Bruxelles arriva un nuovo commento sul caso dell'Italia, con il quale la Commissione risponde alle parole del premier: 'Non prendo ordini dall'Europa, dalla Bce o dalla troika'. Un portavoce sottolinea infatti che "è con le riforme strutturali, efficacemente attuate, che si creano le condizioni per crescita e occupazione in Italia", come detto nelle "raccomandazioni" verso cui "l'Italia si è già impegnata". Ma "l'attuazione delle riforme è questione che riguarda lo Stato" italiano e non altri organismi.
Secondo Moody's l'Italia chiuderà il 2014 con un Pil in contrazione dello 0,1%, contro il +0,5% stimato in precedenza, e mancherà entrambi gli obiettivi governativi di deficit/Pil collocandosi al 2,7% quest'anno e il prossimo, con "rischi significativi" di sforare ulteriormente. La crescita più debole del previsto, oltretutto, "complica il passaggio e la realizzazione dell'agenda di riforme strutturali del governo Renzi". Per l'agenzia di rating "la lentezza nel procedere sulle riforme suggerisce che la popolarità del governo non si è ancora tradotta in spinta politica" a favore di "un insieme di riforme più ampio". Con le sue affermazioni - conclude Moody's - il Commissario alla spending review, Carlo Cottarelli, ha rivelato "le difficoltà dell'Italia nel rendere permanenti le riduzioni di spese di fronte alla pressione politica". Come ribadito anche nell'intervista al Financial Times, Renzi intanto si mostra fiducioso. "Non ho intenzione di superare il tetto del 3%. Speriamo di aver una crescita migliore nella seconda metà" e chiudere con un deficit al 2,9%. Certo "dobbiamo fare di più", perché gli investitori stranieri "mi chiedono di andare ancora più veloce" di quello che stiamo già facendo.
"Quando parlo al telefono con il Senato, con le autorità fiscali, con quelle giudiziarie e gli chiedo di andare più veloci" con le riforme - spiega ancora Renzi - "loro mi rispondono: 'Nessuno in Italia è mai andato così veloce'". E in effetti "neanche i dittatori sono riusciti a fare le cose così velocemente". A dare fiducia alle tesi del governo, è l'Ocse che, nella pubblicazione del suo superindice, parla di una fase "positiva" per la crescita italiana, gettando invece qualche nube sulla locomotiva tedesca che, per la quale gli economisti di Parigi parlano di "perdita di slancio".
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