Il rialzo dell'Iva, dal 5% all'8%, causa uno 'tsunami' sul Pil giapponese del secondo trimestre: la frenata dei consumi del 5% vale, quasi da sola, una contrazione congiunturale dell'1,7% e una annualizzata del 6,8%, meno delle stime degli analisti (-1,8% e -7,1%) e del tonfo (-1,8% e -6,9%) di gennaio-marzo 2011 per effetto del grave sisma/tsunami. La reazione della Borsa di Tokyo, passata dal -0,14% iniziale alla chiusura a +0,35%, indica quanto i mercati fossero pronti al contraccolpo del primo aumento dell'Iva in 17 anni, operativo da aprile, che, secondo l'Ufficio di gabinetto, ha generato una impennata rivista del Pil nel primo trimestre (+1,5% e +6,1%). I dati hanno alimentato gli scenari di pressione sul governo del premier Shinzo Abe e sulla Bank of Japan per il via libera a misure addizionali per evitare un peggioramento dell'economia. Il ministro delle Politiche economiche e fiscali Akira Amari si è detto ottimista sull'outlook assicurando azioni flessibili.
Nessun extra budget e nuovi stimoli, almeno per ora, dato che il calo del Pil è nelle "aspettative" e momentaneo. "Il governo prenderà misure rapide", ha aggiunto, se necessarie. L'Iva nei piani dovrebbe salire al 10% a ottobre del 2015, ma la decisione finale sarà presa entro fine anno: Abe, ha detto Amari, valuterà l'andamento del Pil di luglio-settembre e altri principali indicatori. Governo e Bank of Japan si aspettano una crescita lieve della domanda esterna nell'anno fiscale 2014: se da un lato l'economia Usa recupera, l'export debole del Giappone (-0,4% nel secondo trimestre) potrebbe complicare il percorso. Con il mix combinato della Abenomics (politica monetaria espansiva, incentivi fiscali e riforme strutturali), Tokyo punta a una ripresa moderata. Un report del Japan Center for Economic Research, forte delle previsioni di 42 economisti, vede il Pil a +4,08% annualizzato a luglio-settembre. Più incerto il futuro: molti analisti valutano poco realistico l'obiettivo di crescita all'1% della BoJ per l'anno fiscale in corso. Più vicina invece l'uscita dalla deflazione: il deflatore del Pil si è attestato ad aprile-giugno al 2%, primo rialzo su 19 trimestre.
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