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Torna ipotesi 50% Tfr in busta paga, coro di no

Torna ipotesi 50% Tfr in busta paga, coro di no

Si lavora superamento Patto stabilità interno e revisione sconti

ROMA, 29 settembre 2014, 12:25

Silvia Gasparetto

ANSACheck

Il 50% del Tfr subito in busta paga.
    Mentre è partito il conto alla rovescia per il varo della legge di Stabilità, torna in campo anche una ipotesi più volte presa in considerazione anche dai precedenti governi. Ipotesi di stampa che però raccoglie un coro di no, a partire da Confindustria, che sottolinea la complessità di applicazione di una misura di questo genere.
    Al Tesoro, in ogni caso, questo tema non sarebbe ancora mai stato affrontato. "Mai sentito parlare di tfr" dice il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti, mentre il viceministro Morando precisa di "non aver studiato la proposta".
    Si continua invece a ragionare sullo spettro di interventi da mettere in campo con la legge di stabilità, il cui piatto forte resta la spending review cui dovranno contribuire, oltre ai ministeri, anche Regioni e Comuni, come sottolinea il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Per gli enti locali, chiamati a fare la loro parte di risparmi ed efficentamenti di spesa (anche attraverso il via ai costi standard) una boccata di ossigeno arriverà dal percorso di superamento del patto di stabilità interno, progetto di cui ancora si stanno definendo le modalità e che dovrebbe però essere 'diluito' in due o tre anni per arrivare a regime. E sul fronte delle misure ancora si ragiona anche della possibilità di un intervento sugli sconti fiscali, magari selettivo e solo sulle voci obsolete o quelle più soggette ad abusi e che potrebbe essere affrontato in chiave 'redistributiva' più che per drenare risorse. Un primo passaggio di chiarezza arriverà con la nota di aggiornamento del Def che per la prima volta dovrà passare il vaglio dell'Ufficio parlamentare di bilancio. " Il governo- spiega il presidente dell'Upb Giuseppe Pisauro - presenterà due quadri macroeconomici, uno con previsioni tendenziali e uno con previsioni programmatiche. In quest'ultimo sono contenute le effettive misure che il Governo intende inserire nella Legge di Stabilità". La prima parte sarà valutata "entro il 29 settembre" mentre il quadro programmatico "sarà trasmesso dal Mef entro il 2 ottobre" e validato entro il 14, in tempo perché la legge di stabilità sia poi inviata a Bruxelles. Già dai primi di ottobre, insomma, si delineeranno le scelte del governo per il prossimo anno visto che il quadro macroeconomico programmatico "dovrà essere corredato da informazioni sulla composizione della manovra per grandi voci di entrata e di spesa".
    E certo, sostenere i consumi, e quindi la domanda interna, resta una delle priorità del governo per cercare di agganciare la crescita. Un primo tentativo già è stato fatto con il bonus degli 80 euro che per ora non ha però avuto effetti rilevanti.
    Ma "bisogna aspettare per vedere i risultati" ha ribadito ancora una volta Padoan, sottolineando che si sta sottovalutando l'impegno intanto a renderlo permanente. Difficile invece allargare la platea mentre un ulteriore passo sul taglio delle tasse dovrebbe prendere forma in favore delle imprese. Visto questo orientamento è improbabile che si punti contemporaneamente anche all'ipotesi di rendere disponibile la metà del trattamento di fine rapporto maturato ogni anno direttamente in busta paga, perché aprirebbe poi un problema di compensazione per le imprese. Come ha osservato anche il presidente degli industriali Giorgio Squinzi, "bisogna vedere quale drenaggio in termini di liquidità verrà fuori sulle imprese". Senza trascurare il fatto che di non si tratterebbe di risorse in più date ai lavoratori dipendenti ma di un 'tesoretto' che spetta loro al termine della vita lavorativa.
    "Nessuno dica che è un aumento e allora non si rinnova il contratto" avverte anche il segretario della Cgil Susanna Camusso, ricordando peraltro che il Tfr "è tassato meno delle retribuzioni, quindi bisogna fare un'operazione che non porti a un decurtamento salariale". Oltre al fatto che bisognerebbe valutare bene per non rischiare di indebolire "la seconda gamba della previdenza" visto che è "in gran parte utilizzato per la previdenza complementare".  
   

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