Mentre in Aula al Senato è attesa la discussione generale sul Jobs act, i sindacati esprimono scetticismo sull'ipotesi di anticipo del Tfr in busta paga e il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo sul suo blog denuncia: "Mentre il Paese precipita nel baratro della disoccupazione e della recessione, il governo gli dà una spintarella. Togliere il Tfr alle imprese vuol dire metterle in mutande e costringerle a rivolgersi al credito bancario per finanziarsi".
La segretaria della Cgil Susanna Camusso chiarisce: "Nessuno dica che si stanno aumentando i salari dei lavoratori: quelli sono soldi dei lavoratori, frutto dei contratti e delle contrattazioni e non una elargizione di nessun governo e non è un nuovo bonus se no, davvero, siamo alla disinformazione".
No da Luigi Angeletti (Uil) che chiede di "continuare a ridurre le tasse sul lavoro". "Capisco l'intenzione di dire che bisogna avere più soldi in tasca - spiega - ma non è questa la strada giusta".
Anna Maria Furlan (Cisl) avverte: "Basta speculazioni sul lavoro", "il Tfr è meno tassato dello stipendio - spiega - non vogliamo che in questo modo i lavoratori paghino più tasse anche su quello''.
Per Pier Luigi Bersani "i soldi del Tfr sono soldi dei lavoratori, non del governo. Se si vuole fare qualcosa con i soldi dei lavoratori, bisognerà che si parli con i lavoratori perché non sono soldi del governo né delle imprese". Ha aggiunto: "Andiamoci molto cauti, quando ci si mangia oggi le risorse di domani".
ANTICIPAZIONE TFR COSTA FINO A 30MILA EURO PER PMI - L'eventuale anticipazione del 50% del Tfr ai dipendenti potrebbe costare alle piccole imprese un importo annuo che oscilla tra i 3mila e i 30 mila euro. Lo rileva la Cgia di Mestre. "Considerata la carenza di liquidità attuale delle piccole imprese spiega il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - sono pochi gli imprenditori che potrebbero disporre delle risorse necessarie per anticipare metà del Tfr ai propri dipendenti. Non solo: vista la loro scarsa solvibilità le banche non sarebbero disponibili".