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Nodi sul tavolo, da 'modello Fiat' a rappresentanza

Nodi sul tavolo, da 'modello Fiat' a rappresentanza

Verso rivoluzione contratti,potenziando quelli vicini ad aziende

ROMA, 07 ottobre 2014, 08:43

Redazione ANSA

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Il segretario generale della CGIL Susanna Camusso (D) con la collega della UIL Annamaria Furlan - RIPRODUZIONE RISERVATA

Il segretario generale della CGIL Susanna Camusso (D) con la collega della UIL Annamaria Furlan - RIPRODUZIONE RISERVATA
Il segretario generale della CGIL Susanna Camusso (D) con la collega della UIL Annamaria Furlan - RIPRODUZIONE RISERVATA

La convocazione per i sindacati a Palazzo Chigi non fissa argomenti specifici. ''Riforme'', e' scritto nella lettera recapitata ai diversi indirizzi.
    L'appuntamento arriva certamente il giorno prima del voto sul Jobs Act e a pochi giorni dal varo della Legge di Stabilità, due temi ad ampio spettro per i quali un'ora di confronto (tra le 8 e le 9) difficilmente consentirà di entrare nei dettagli.
    Di certo, prima alla direzione del Pd e poi durante l'intervista a Ferrara da parte dei giornalisti dei media internazionali, Matteo Renzi ha indicato tre temi sui quali vuole incalzare le parti sociali. L'obiettivo finale potrebbe essere quello di 'misurare' la rappresentanza reale, con il superamento dei tavoli di confronto dalle mille sigle, e di 'avvicinare' i contratti di lavoro al territorio, alle aziende.
    ''modello Fiat'', l'ha definito qualcuno. Ecco una scheda per orientarsi su questi tre temi che potrebbero cambiare il ruolo del sindacato nel contesto del nuovo mercato del lavoro.

CONTRATTO LEGATI AL TERRITORIO - E' certo una delle sfide centrali. Per i sindacati urticante: temono venga destrutturato il sistema centralizzato su cui oggi si basa tutta la contrattazione. Per gli imprenditori è invece la richiesta principale, per contratti su misura azienda per azienda. Non è forse questa una delle ragioni che ha portato la Fiat di Marchionne ad uscire da Confindustria, a creare New.Co e far nascere contratti territoriali, come a Pomigliano? Ecco perché qualcuno lo chiama "modello Fiat". Ora anche Confindustria - è stato il tema più forte dell'ultima assemblea - chiede di legare i salari ai risultati aziendali. Da segnalare anche l'attenzione internazionale al tema: è stato recentemente il presidente Bce Mario Draghi, intervenendo a Jackson Hole, a chiedere di ''avvicinare i contratti al territorio e alle aziende'' per favorire una differenziazione salariale.

RAPPRESENTANZA - Sul tema Cgil, Cisl e Uil hanno già raggiunto un accordo con Confindustria lo scorso 10 gennaio. E' però una ferita che brucia all'interno della Cgil ed ha animato lo scontro tra il segretario Susanna Camusso e il leader Fiom, Maurizio Landini. L'intesa fissa criteri che danno certezza nei confronti sindacali, anche aziendali (evitando così quanto accaduto in Fiat con la Fiom). E' stabilita la soglia del 5% (in un mix tra iscritti e voti) per sedere al tavolo e sottoscrivere accordi che, se approvati e ratificati a maggioranza semplice dai lavoratori, valgono per tutti. Sono previste anche sanzioni per chi non li rispetta (e questo limita l'autonomia di eventuali proteste di ''minoranza'').

SALARIO MINIMO - E' una delle norme del Jobs act. E' prevista in sperimentazione anche per i Co.co.co. L'Italia e' uno dei pochi Paesi che non ha una soglia minima di salario orario. Ma quanto vale? In Germania è stato a luglio approvato un aumento a 8,5 euro e i socialdemocratici hanno cantato vittoria. Ma ce l'hanno anche Francia (9,53 euro), Olanda, Belgio, Irlanda e Gran Bretagna. Negli Usa Obama vuole alzarlo a 10 dollari. In Italia l'unico esempio è il cosiddetto ''giusto compenso'' per i giornalisti free lance ma, per il livello di retribuzione prevista, le polemiche sono state infuocatissime. La bilancia del dibattito su un piatto mette maggiori certezze, sull'altro il rischio di nuova precarietà.

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