Governo al lavoro per trovare una soluzione che dia applicazione alla sentenza della Corte costituzionale sulle pensioni senza però mettere a rischio i conti pubblici. In ballo ci sono cifre da capogiro che si aggirano sui 10 miliardi di euro (ma c'è chi si spinge fino a 11 o addirittura 13). E sui conti c'è già l'avvertimento dell'Ue perché "qualsiasi cosa cambi gli obiettivi di bilancio" del Def "deve essere compensato". Ue che, in ogni caso, non ne tiene conto nelle previsioni di primavera che saranno pubblicate domani (confermando le stime d'autunno, con crescita a +0,6%), visto che gli effetti della sentenza e il suo impatto sui conti non sono ancora stati quantificati.
Le possibili vie da percorrere per restituire i soldi ai pensionati (la Consulta ha bocciato il blocco della rivalutazione per gli assegni poco sopra i 1.400 euro lordi al mese) sono al vaglio dei tecnici, che anche oggi in diversi incontri stanno facendo "verifiche e valutazioni", come spiegano al Tesoro, che a stretto giro saranno all'esame dei responsabili di Economia, Lavoro, Inps e ovviamente di Palazzo Chigi. Ma intanto si riaffaccia l'idea di un ricalcolo dei contributi per le pensioni più alte (l'88% dei trattamenti in essere è stato calcolato con il metodo retributivo, in genere più favorevole del contributivo). A evocarlo è il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei: "La Consulta dice che la pensione è retribuzione differita, allora deve essere proporzionale ai contributi versati. Se è così - prosegue - vanno riallineati i benefici pensionistici ai contributi effettivamente versati, mantenendo l'equità, quindi intervenendo solo su quelle più alte". Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha più volte sottolineato che ci sono pensioni "molto alte non giustificate dai contributi versati", indicando dunque un problema di "equità" che andrebbe affrontato. Sarà il governo a decidere. Mentre l'impatto esatto è sotto la lente della Ragioneria generale dello Stato, restano da capire i tempi del rimborso (una prima indicazione potrebbe arrivare già entro il primo giugno) e i modi (se sarà automatico o previa causa e se in un'unica soluzione o più probabilmente a rate).
Intanto resta forte il pressing dei sindacati per cambiare la legge Fornero ("piena di ingiustizie", è l'accusa comune) e per aprire al più presto un confronto con il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Le sigle dei pensionati, Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil, gli hanno chiesto "un incontro urgente". Il ministro ha assicurato che li incontrerà "sicuramente, non appena avremo definito a livello di governo una posizione collegiale", per la quale però serve ancora "un approfondimento dei contenuti: ci vuole un po' di tempo". E al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, che ha rilanciato la proposta di una patrimoniale sulle grandi ricchezze, lo stesso ministro risponde che "sicuramente non la faremo" perché "il nostro governo vuole ridurre le tasse e non aumentarle".
L'opposizione, con Forza Italia, in testa ed il presidente dei deputati Renato Brunetta, continua a chiedere che il Def torni alle Camere e che il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, riferisca in Parlamento, come peraltro previsto dalla legge sulla contabilità pubblica. E già in settimana potrebbe farlo. Mentre dalle file del Pd il presidente della commissione Bilancio, Francesco Boccia, suggerisce di anticipare l'assestamento di bilancio all'estate, in modo da poter ad esempio conteggiare subito il maggior risparmio da spread da utilizzare per compensare il costo dell'operazione per quest'anno. Per gli anni precedenti infatti l'impatto sarà sul debito e "non avremmo bisogno di coprirlo ed essendoci un margine di emissione di debito superiore sempre alle esigenze, potremmo pagare gli arretrati senza bisogno di coprirlo".
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