L'acquisizione di Abertis che porterà Atlantia al vertice del concessionario spagnolo che gestisce 8.600 chilometri di autostrade in 15 paesi tra Europa, America e Asia, creando il principale operatore autostradale mondiale, non è in pericolo ma l'accresciuta leva finanziaria è un 'nodo' da tenere in considerazione. L'operazione è stata una sorta di rivincita, visto che solo 12 anni fa Abertis tentò di acquisire le autostrade italiane.
Atlantia avrà il 50% più un'azione della holding a monte di Abertis, la spagnola Acs del patron del Real Madrid Florentino Perez il 30% e la sua controllata tedesca Hochtief (che di fatto ha lanciato l'Opa su Abertis propedeutica all'operazione) il 20% meno un'azione. Gli analisti non vedono all'orizzonte possibili stop, perché, spiega Santander, per Atlantia l'acquisto di Abertis ha "più senso ora che mai" in termini di diversificazione. Ma è sulla leva finanziaria che si concentra l'attenzione: Banca Akros rileva che "il considerevole aumento della leva legata all'affare di Abertis rende le incertezze" derivanti dal crollo del ponte a Genova "più rischiose".
Incertezze che pesano in Borsa anche sui soci, con Hochtief e Acs che chiudono in calo rispettivamente del 4,97% e del 1,97%.
L'intesa tra Atlantia e Acs a marzo mise fine ad una guerra a colpi di offerte e controfferte finita, appunto, quando le due società avevano deciso di non sfidarsi su Abertis ma di procedere assieme, per creare un gruppo integrato ma con baricentro in Italia. A maggio, conclusa l'Opa tramite Hochtief, è stato rinnovato il cda di Abertis. Dopo il via libera dell'Antitrust europea a inizio luglio, a fine mese è arrivato anche quello degli azionisti Abertis al delisting. Gli accordi tra Atlantia, Acs e Hochtief prevedevano poi che la nuova società veicolo acquisti Abertis al prezzo pagato da Hochtief in Opa, con un'esborso massimo di 18,2 miliardi. Per finanziare l'operazione ad aprile Acs e Atlantia hanno siglato un contratto per un prestito da 10 miliardi.
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