Punti di distribuzione e vendita delle mascherine vicini ai luoghi di bigliettazione elettronica del trasporto pubblico locale. E' l'ipotesi alla quale sta lavorando la ministra delle Infrastrutture, Paola De Micheli che ha dichiarato in una trasmissione televisiva: "Stiamo provando a capire, soprattutto per le aziende più grandi di trasporto pubblico locale, se si possono immaginare dei punti di distribuzione e vendita delle mascherine vicine ai luoghi di bigliettazione elettronica. E' un'ipotesi di lavoro per aiutare il più possibile le persone". Senza mascherina sui mezzi pubblici "ci sarebbe l'obbligo di lasciare il passeggero a terra" ha aggiunto ricordando che "queste situazioni si sono già avute per altri mezzi di trasporto in passato, perché questo tipo di obbligo lo abbiamo introdotto per le compagnie aeree già da marzo. Ma sono sicura che dopo questo periodo di Covid tutti si metteranno" la mascherina.
L'ACCORDO SUL PREZZO DELLE MASCHERINE - Il Commissario straordinario Domenico Arcuri ha trovato un accordo con l'Ordine dei farmacisti, Federfarma e Assofarm riguardo alla cifra indicata dal governo per la vendita delle mascherine anticipata dal premier Giuseppe Conte nel corso della conferenza stampa di domenica sera. Il premier aveva auspicato la possibilità che venissero vendute a 50 centesimi cadauna per evitare speculazioni.
All'indomani della comunicazione di Conte la vicepresidente di Confcommercio, Donatella Prampolini ha sottolineato che "con le attuali dinamiche di mercato il prezzo massimo di 50 centesimi è una cifra che non sta nè in cielo nè in terra". Le aziende hanno in carico le mascherine ad un prezzo maggiore e chiede di rivederla portandola almeno a 60 centesimi. "Altrimenti - dice- l'effetto immediato sarà che smetteremo di importarle. Intanto molte aziende hanno bloccato vendite e ordini".
L'accordo siglato da Arcuri prevede che alle farmacie che hanno acquistato mascherine e dispositivi di protezione ad un prezzo superiore ai 50 centesimi verrà garantito un "ristoro ed assicurate forniture aggiuntive tali da riportare la spesa sostenuta, per ogni singola mascherina, al di sotto del prezzo massimo deciso dal governo".
Tutte le farmacie e le parafarmacie italiane "saranno messe in condizione dal commissario Arcuri - sottolinea una nota degli uffici del Commissario - di vendere a tutti i cittadini le mascherine chirurgiche al prezzo massimo di 0,50 euro, al netto dell'Iva". A breve, inoltre, verrà firmato un ulteriore accordo che consentirà alle associazioni dei farmacisti di negoziare assieme al Commissario l'acquisizione di importanti quantitativi di mascherine ad un prezzo inferiore a quello massimo fissato dall'ordinanza. "Si garantisce, concretamente, il diritto alla salute di tutti i cittadini - conclude Arcuri - la possibilità di acquistare le mascherine ad un prezzo giusto, si blocca qualsiasi forma di speculazione, non si danneggiano i farmacisti che con spirito di servizio e sacrifici hanno svolto e continueranno a svolgere un ruolo importante nella gestione della epidemia".
Inoltre nelle prossime settimane 660 milioni di mascherine chirurgiche saranno sul mercato italiano ad un prezzo medio di 38 centesimi di euro al pezzo. A produrle saranno cinque aziende italiane - la 'Fab', la 'Marobe', la 'Mediberg', la 'Parmon' e la 'Veneta Distribuzione' - che hanno già siglato i contratti con il commissario straordinario per l'emergenza. "Voglio ringraziare queste eccellenze italiane - dice Arcuri - che hanno mostrato una straordinaria disponibilità e un forte senso di responsabilità . Nessuno vende ad un prezzo superiore ai 50 centesimi".
Si tratta, spiega ancora il commissario di un "primo importante passo": si stanno infatti "contattando le altre 108 aziende italiane, incentivate grazie al 'CuraItalia', e a tutte loro sta giungendo la rassicurazione dagli uffici del Commissario che acquisteranno le loro mascherine via via che saranno collocate sul mercato". L'aver fissato un prezzo fisso delle mascherine, aggiunge poi Arcuri, non significa che qualcuno dovrà produrre in perdita. "Nessuno dovrà rimetterci, a partire dalle imprese produttrici, dalle farmacie e dalle parafarmacie" ma "stiamo sconfiggendo i vergognosi episodi registrati negli ultimi mesi. Sulla salute non si specula".
Â