Le ore autorizzate di cassaintegrazione con causale Covid sono state tra aprile e maggio 1,7 miliardi e questo ha "significato aver salvaguardato cinque milioni di posti di lavoro". Lo scrive la Uil nel Rapporto "I primi effetti del Covid-19 sul mercato del lavoro", redatto elaborando dati Inps, Istat e del ministero del Lavoro, nel quale si sottolinea come nel primo trimestre dell'anno si sia ridotta l'occupazione, ma soprattutto la disoccupazione, a causa del passaggio di molti disoccupati nell'area dell'inattività.
Non crediamo che questa crisi - scrive la Uil nel Rapporto - presenterà un conto più basso di quello del 2008. Ma forse, oltre agli ammortizzatori sociali strutturati, la neo-reintrodotta cassa in deroga e gli strumenti di sostegno al reddito creati dalla bilateralità, riusciranno a tamponare un'emorragia occupazionale di cui è impossibile per ora fare previsioni". I dati sulla cassaintegrazione sono impressionanti e lo sono ancora di più se quello riferito ad aprile e maggio (1,7 miliardi di ore) si confronta con l'anno peggiore della crisi economica, il 2010, quando furono autorizzati 1,3 miliardi di ore.
La Uil segnala per il primo trimestre un calo tendenziale contenuto dell'occupazione (-0,2% pari a circa 50.000 occupati). "A ciò - scrive ancora - ha contribuito l'introduzione del blocco sui licenziamenti per giustificato motivo oggettivo e della cig con causale Covid. Ma con il passare del tempo - prosegue il sindacato - ci si è finalmente accorti che la cassaintegrazione terminerà prima della fine del blocco dei licenziamenti fissato per il 17 agosto prossimo. E a quel punto cosa succederà in presenza di un vulnus tra fine ammortizzatori e divieto di licenziare? E, dopo il 17 agosto, riusciremo a ottenere un ulteriore blocco dei licenziamenti accompagnato dagli ammortizzatori?". Infine, la Uil esprime preoccupazione per la situazione dei lavoratori con contratto a termine che hanno perso il loro rapporto di lavoro".
Il lockdown - si legge nel Rapporto - ha portato a mancate proroghe e rinnovi di contratti a termine e ciò è visibile nei dati pubblicati dall'Inps in cui si fotografa la perdita di 200mila attivazioni di rapporti di lavoro a tempo determinato, insieme alla perdita di 120mila attivazioni di rapporti di somministrazione a tempo determinato. La riduzione di questi contratti, già presente a seguito della impossibile applicazione delle causali introdotte dal Decreto Dignità, oggi è maggiormente evidente con l'attuale crisi in atto. Sarà importante, che il tema delle causali venga definitivamente demandato alla contrattazione collettiva e che, da subito, si liberalizzino sino a fine anno per aiutare a rimettere in moto un mercato del lavoro profondamente in sofferenza.
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