Un maggiore impiego di giovani e
donne porterebbe 47 miliardi di consumi aggiuntivi in Italia. Lo
sostiene The European House Ambrosetti nella nuova edizione del
Gai, il tradizionale studio sull'attrattività dei Paesi in
collaborazione con Aviva. "Con un tasso di occupazione femminile
in linea con Francia, Germania e Spagna - calcolano gli
analisti - i consumi del Paese crescerebbero di 36 miliardi di
euro, per arrivare a 42 miliardi se le donne fossero anche
pagate quanto gli uomini". A questi bisognerebbe aggiunge
ulteriori 5 miliardi di nel caso in cui i cosiddetti 'Neet' i
disoccupati che non cercano lavoro e non frequentano più la
scuola, fossero inclusi nel mercato del lavoro. Ma il dato "più
allarmante", secondo Ambrosetti è relativo alla partecipazione
alla forza lavoro della popolazione femminile. Qui l'Italia si
piazza al 123/o posto, sui 144 Paesi analizzati dal Gai.
"La pandemia - spiega The European House Ambrosetti - ha
ulteriormente aggravato una situazione che pesa sul nostro Paese
da anni". Nel 2020 il numero di occupati nella popolazione
femminile è sceso in maniera nettamente più drastica (-2,7%)
rispetto a quella maschile, e il numero di inattivi è salito del
3,7%". Non va meglio per i giovani sotto i 34 anni, il cui
numero di partecipanti alla forza lavoro del Paese è sceso di un
ulteriore 8%. Secondo Ambrosetti la posizione dell'Italia nelle
classifiche del Gai sulla sostenibilità sociale è "allarmante".
Il Paese è infatti al 31/o posto per proporzione di seggi
parlamentari occupati da donne, preceduta dagli Emirati Arabi,
dal Messico e dal Sudafrica. Una situazione che "peggiora se
osserviamo la classifica della proporzione di donne adulte con
almeno un titolo di studio secondario". In questo caso l'Italia
scende al 59/o posto, preceduta da Uzbekistan e Kazakistan.
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