Superare la legge Fornero e garantire più flessibilità in uscita, con la possibilità di andare in pensione da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall'età, definire una pensione di garanzia per i giovani e riconoscere il lavoro di cura e delle le donne. Da queste proposte, alla base della piattaforma unitaria, Cgil, Cisl e Uil partono per intervenire sul sistema pensionistico e consentire di accedere prima alla pensione rispetto ai 67 anni attualmente previsti.
Oggi è attesa l'apertura del cantiere, con l'avvio del tavolo a Palazzo Chigi tra il governo con il premier Mario Draghi ed i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil. Sul tavolo anche l'Ape social. I margini per un ulteriore intervento sul fronte pensionistico nella legge di Bilancio sono stretti, ma dovrebbe trovare spazio una norma per gli edili, riducendo da 36 a 30 gli anni di contributi necessari per accedere all'anticipo pensionistico, previsto dai 63 anni di età. Un intervento che i sindacati sostengono vada previsto anche per i lavoratori agricoli. Dopodiché dovrebbe partire un tavolo con un orizzonte più ampio.
Finita Quota 100, ovvero la possibilità di uscire in anticipo dal lavoro con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, la cui sperimentazione triennale scade a fine anno, nel 2022 ci sarà Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi).
Una strada che non è piaciuta ai sindacati, secondo cui consentirà l'uscita soltanto di poche migliaia di lavoratori (8.500 secondo i calcoli della Cgil). L'anno prossimo, invece, secondo la stima contenuta nella relazione tecnica della legge di Bilancio, saranno 16.800 le persone che potranno andare in pensione con Quota 102. Nella manovra c'è anche la proroga di un anno per l'Ape social, con l'allargamento dell'elenco dei lavori gravosi - e che i sindacati chiedono sia resa strutturale e con più categorie -, e per Opzione donna, la possibilità per le lavoratrici dipendenti con almeno 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi di andare in pensione una volta decorso un anno di finestra mobile (18 mesi per le autonome).
Questi strumenti si affiancano al pensionamento di vecchiaia a 67 anni e all'uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (cui si aggiungono tre mesi di finestra mobile).
Cgil, Cisl e Uil puntano ad una riforma della legge Fornero e a verificare l'impegno del governo per un confronto in questa direzione. Tra le proposte c'è anche quella di sostenere con soluzioni adeguate le donne: per loro chiedono di riconoscere un anno di contributi in più per ogni figlio o anche un anno ogni cinque dedicati alla cura di familiari non autosufficienti. C'è insieme il tema giovani, di quanti svolgono lavori discontinui, precari e poveri e rischiano di andare in pensione a 70 anni e più con assegni non dignitosi: per loro - è il pressing - va costruita una pensione di garanzia. E ci sono i pensionati di oggi, per i quali si chiede di rafforzare la quattordicesima. Incentivare inoltre l'adesione alla previdenza complementare, magari con la riapertura di un semestre di silenzio-assenso.
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